sabato 26 gennaio 2008

Meningite: fu vera emergenza?

A metà di dicembre in provincia di Treviso è scoppiata una piccola grande emergenza sanitaria. Prima 2, poi 4 casi di meningite. Improvvisamente. Da lì la paura del contagio ha fatto il resto. Le persone non frequentavano più i locali pubblici e si sono moltiplicate le richieste di vaccinazione. Tanto che nei comuni più a rischio (Conegliano, Pieve di Soligo, Treviso e Trevignano) è stata introdotta ed eseguita a tempi record la vaccinazione obbligatoria per i giovani tra i 15 e i 9 anni. Poi estesa in tutta la regione Veneto da metà gennaio.

C’erano tutti gli ingredienti perché montasse il caso mediatico e così è stato. Una malattia mortale e misteriosa che colpisce il cervello, il diffondersi del contagio in un breve arco di tempo e in una zona circoscritta, la comparsa del virus in un periodo, quello natalizio, durante il quale le notizie di cronaca certo non abbondano. Il solo potere della parola "meningite" scatenava la paura...


In realtà, al di là dell’effetto mediatico, le ragioni obiettive per credere di venir colpiti dalla meningite sono poche. Anzi il rischio di ammalarsi era superiore negli anni precedenti. Dal 2004 al 2007 le morti per meningite in Veneto non sono in aumento. Bensì in diminuzione: 32 morti nel 2007, 25 nel 2006, 15 nell’annus horribilis 2007. Intanto, però, la percezione del contagio è cresciuta. Potere dei media e della paura.

sabato 19 gennaio 2008

A bomba sugli hotel di lusso

L’hotel Des Bains è uno dei più belli al Lido di Venezia, costruito ai primi del novecento in stile liberty. Credo che anche “Morte a Venezia” di Thoms Mann sia stato ambientato lì. Lo frequenta una clientela internazionale di alto livello. Sarebbe perciò naturale pensare che anche i testi del sito internet siano in linea con il linguaggio e le abitudini dei suoi frequentatori.

Invece non è così. Nel bel mezzo della pagina introduttiva trovo una caduta di stile che neanche l’albergo di basso rango della ben più popolare Jesolo si permette. Tra le diverse attività offerte per rendere il soggiorno più interessante c’è la possibilità di sfidare “la famiglia in una gara di tuffi a bomba nella piscina esterna”. Si avete letto bene: tuffi a bomba! Me lo vedo proprio il gentleman inglese o il compito giapponese che si lancia di corsa in piscina per fare più schizzi possibili.


Una svista casuale? Non proprio. In un’altra pagina si legge: il “bar Colony, il posto migliore per sorbire (?) un cocktail rinfrescante”. Qui forse il traduttore ci ha messo del suo per peggiorare il testo, ma un impressione di sciatteria rimane.
Quasi quasi scrivo all’Hotel Des Bains per proporre una consulenza di copywriting. Vediamo che succede.

domenica 6 gennaio 2008

Testimonial di una frittata

Il testimonial è la tecnica che associa la testimonianza di un personaggio considerato autorevole (un esperto, una celebrità, un consumatore-tipo) per rafforzarne la credibilità di un prodotto.

Sull’uso di questa strategia l’opinione è controversa anche presso gli stessi pubblicitari. A volte “non funziona perché l’utente ricorda il testimonial e non il prodotto” secondo il parere di Milka Pogliani, presidente McCannErickson. A volte accade che il testimonial susciti reazioni negative. Alcune campagne pubblicitarie giocano sulla provocazione. Come nel caso di Marco Ahmetovic, il rom che investì e uccise quattro ragazzi vicino ad Ascoli, scelto come testimonial di una linea di abbigliamento. Ma cosa succede se a fare scandalo è Federazione italiana medici pediatri?

Novelli, uno dei principali gruppi alimentari italiani, per promuovere la linea Ovito ha scelto lo slogan "l'unico uovo approvato dalla Federazione italiana medici pediatri". Il testimonial sembrava perfetto per questo prodotto dalle caratteristiche particolari. Sono le uniche uova in Europa ad essere certificate perché non vengono usati coloranti sintetici e farine animali nei mangimi, sono consegnate entro 24 ore dalla deposizione, la data di confezionamento è segnata sul guscio. Invece il testimonial ha finito per rompere le uova nel paniere…

Un coro di polemiche si è levato tra consumatori, veterinari e medici che hanno contestato la scelta della Federazione italiana medici pediatri di favorire un particolare tipo di uovo. "Non trovo opportuno che un'associazione sindacale di professionisti spenda la propria sigla per una campagna pubblicitaria” ha fatto notare Amedeo Bianco, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici.

Sebbene l’iniziativa fosse del tutto lecita, nel settore alimentare non esistono divieti sull’uso dei testimonial a differenza di quanto accade per i medicinali, Novelli ha deciso di ritirare la pubblicità perché l’azienda non può permettersi di essere presa di mira. Rimante un banner nel sito internet che testimonia la bontà dell’uovo per i medici pediatri.