Ha fatto molto parlare di se in questi giorni a Treviso la campagna pubblicitaria elettorale del candidato sindaco della sinistra Arcobaleno Nicola Atalmi. Merito di due azzeccatissimi manifesti.
In mezzo ad una marea di volti politici, non sempre fotogenici, che ti guardano dall’alto ha fatto scalpore una pubblicità, in cui le persone sono sostituire dagli animali. Gli spregiudicati manifesti raffigurano un gallo e un maiale con tanto di fascia tricolore e la scritta “O lui, o Atalmi”.
Anche se non ci sono riferimenti diretti e un asterisco avvisa che ogni riferimento a persone è puramente casuale, i più maliziosi hanno visto dei chiari rimandi alla scena politica trevigiana. Il gallo rappresenta il pro-sindaco Giancarlo Gentili (che alcuni giorni prima si era profeticamente ed involontariamente paragonato al classico gallo del pollaio), mentre il maiale alluderebbe al sindaco uscente Gian Paolo Gobbo.
In pochi giorni i manifesti sono andati letteralmente andati a ruba, con tanto di distribuzione pubblica delle rarità al mercato cittadino e asta on line su Ebay per aggiudicarsi l’ultima copia autografata.
Atalmi, sia chiaro, non vincerà mai a Treviso. Ma di sicuro si sarà divertito ad infastidire i suoi storici rivali.
sabato 29 marzo 2008
sabato 15 marzo 2008
La lettera è una S
Continua la collaborazione con l’azienda di design Pallucco.
Questa volta mi è stato chiesto di scrivere una lettera di invito all’ormai prossimo Salone del Mobile.
Oltre ad invogliare la visita allo stand, accennando alle novità di prodotto, tra cui un tavolo disegnato da Jean Nouvel, la lettera doveva anche proporre agli architetti la possibilità di collaborazione in progetti futuri, facendo leva sulle caratteristiche dell’azienda e i progetti già realizzati.
Come riuscire a far stare tutto in un foglio A4? Mi sono ricordato degli studi di Siegfried Voghele. Quando leggiamo una lettera non procediamo con regolarità dall’inizio alla fine. Ma il nostro occhio si sposta sul foglio tracciando una S.
Prima si guarda il logo dell’azienda per capire da chi arriva, poi l’indirizzo per controllare che sia rivolta proprio a noi. Quindi ci si ferma sull’oggetto ed è importante catturare il lettore con un buon titolo perché l’attenzione poi fugge via, verso il basso, fino alla firma del mittente e al post scriptum. Solo poi risale e inizia la lettura del corpo centrale della lettera con ordine. Molto utile per distribuire gli spazi ed organizzare i concetti.
Questa volta mi è stato chiesto di scrivere una lettera di invito all’ormai prossimo Salone del Mobile.
Oltre ad invogliare la visita allo stand, accennando alle novità di prodotto, tra cui un tavolo disegnato da Jean Nouvel, la lettera doveva anche proporre agli architetti la possibilità di collaborazione in progetti futuri, facendo leva sulle caratteristiche dell’azienda e i progetti già realizzati.
Come riuscire a far stare tutto in un foglio A4? Mi sono ricordato degli studi di Siegfried Voghele. Quando leggiamo una lettera non procediamo con regolarità dall’inizio alla fine. Ma il nostro occhio si sposta sul foglio tracciando una S.
Prima si guarda il logo dell’azienda per capire da chi arriva, poi l’indirizzo per controllare che sia rivolta proprio a noi. Quindi ci si ferma sull’oggetto ed è importante catturare il lettore con un buon titolo perché l’attenzione poi fugge via, verso il basso, fino alla firma del mittente e al post scriptum. Solo poi risale e inizia la lettura del corpo centrale della lettera con ordine. Molto utile per distribuire gli spazi ed organizzare i concetti.
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E tu che albero sei?
Ecco una curiosa iniziativa per ritrovare il rapporto con la natura.
Nell’oasi naturalistica di Cervara, alle sorgenti del fiume Sile, fino al 27 aprile c’è una (audio) mostra davvero particolare. L’esplorazione nelle sale del centro visitatori è accompagnata dalla voce di Mauro Corona, apprezzato scrittore nonché uno dei più importanti scultori lignei contemporanei.
I protagonisti della mostra sono mezzi tronchi di differenti specie tra cui l’abete bianco, la quercia, il pioppo, il larice ed il cirmolo. Gli alberi provengono da Erto, paese natale di Corona, tristemente famoso per la tragedia del Vajont che si svolse poco più sotto. I tronchi sono stati tagliati dai boscaioli del luogo con l’impiego di cunei tradizionali.
A Cervara avvicinandosi agli imponenti tronchi si entra in relazione con la voce intensa e roca dello scrittore diffusa attraverso lettori MP3 portatili che non intralciano la visita. Si ascoltano le riflessioni di Corona che molto ha scritto sul rapporto tra l’uomo e la montagna uomini.
L’originalità del percorso consiste nel proporre un punto di vista spesso sottovalutato. Dall’osservazione si scopre che i tronchi hanno colori, odori, dimensioni diverse. Persone e alberi hanno molte più cose in comune di quanto si è soliti pensare. E diventa naturale chiedersi a quale albero si assomigli.
Nell’oasi naturalistica di Cervara, alle sorgenti del fiume Sile, fino al 27 aprile c’è una (audio) mostra davvero particolare. L’esplorazione nelle sale del centro visitatori è accompagnata dalla voce di Mauro Corona, apprezzato scrittore nonché uno dei più importanti scultori lignei contemporanei.
I protagonisti della mostra sono mezzi tronchi di differenti specie tra cui l’abete bianco, la quercia, il pioppo, il larice ed il cirmolo. Gli alberi provengono da Erto, paese natale di Corona, tristemente famoso per la tragedia del Vajont che si svolse poco più sotto. I tronchi sono stati tagliati dai boscaioli del luogo con l’impiego di cunei tradizionali.
A Cervara avvicinandosi agli imponenti tronchi si entra in relazione con la voce intensa e roca dello scrittore diffusa attraverso lettori MP3 portatili che non intralciano la visita. Si ascoltano le riflessioni di Corona che molto ha scritto sul rapporto tra l’uomo e la montagna uomini.
L’originalità del percorso consiste nel proporre un punto di vista spesso sottovalutato. Dall’osservazione si scopre che i tronchi hanno colori, odori, dimensioni diverse. Persone e alberi hanno molte più cose in comune di quanto si è soliti pensare. E diventa naturale chiedersi a quale albero si assomigli.
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