sabato 10 aprile 2010

Un viaggio di parole

Il turismo continua ad essere un settore dove la creazione di contenuti per il web ed articoli sulle destinazioni di viaggio è molto richiesta. Al momento sto partecipando ad un nuovo progetto che dovrebbe sfociare in un portale che tratterà il mare, la montagna, l’arte e la cultura, i viaggi nel gusto e l’outdoor. Mi è stato chiesto di preparare dei testi di prova su questi argomenti. Eccone uno: Cortina, sulle tracce di Hemingway.


Alla scopetta dei luoghi preferiti dallo scrittore americano

In Italia dopo la guerra
Molti conoscono la storia di Ernest Hemingway soldato volontario durante la prima guerra mondiale sul fronte del Piave. Pochi conoscono, invece, le vicende più private dello scrittore innamorato dei paesaggi e delle atmosfere della regione Veneto. I luoghi conosciuti durante i momenti terribili della tragedia bellica esercitarono su di lui sempre un grande fascino e lo spinsero, a distanza di anni, a tornare per rivederli. Nel 1948 Hemingway soggiornò nuovamente l’Italia, questa volta a Cortina, concedendosi un piacevole periodo di vacanza. Troverà anche l’ispirazione per iniziare un nuovo libro, dopo dieci anni durante i quali non aveva praticamente scritto nulla.

Al centro della vita cortinese
Il secondo incontro tra Hemingway e il Veneto avvenne nel settembre del 1948. Lo scrittore americano abitò per qualche mese a Cortina e vi incontrò coloro che diventeranno i protagonisti del romanzo, ricco di riferimenti autobiografici, “Di là dal fiume e tra gli alberi”. Alla stesura definitiva vi lavorò, come da sua abitudine, al tavolino di un bar, quello dell’Hotel de la Poste. Annoverato tra i locali storici d'Italia è situato nel pieno centro, in piazza Roma, ed è da sempre luogo di ritrovo della mondanità ampezzana, apprezzato per i suoi cocktail. Davanti ad un Puccini, drink a base di champagne e mandarino inventato dall’estro barman Renato Haussman come rivisitazione invernale del Bellini, potete farvi incuriosire dalla vita cittadina che vi scorre intorno e, perché no, farvi ispirare…

Soggiorni tra le cime
Durante il suo soggiorno ampezzano Hemingway fu inizialmente ospite all’Hotel Concordia, aperto fuori stagione esclusivamente per lui. L’albergo è posto sulla famosa passeggiata di Corso Italia, la via principale di Cortina, oggi affollata di negozi alla moda e locali notturni. Costruito nel 1907 è stato rinnovato di recente, ma conserva ancora un’atmosfera d’antan con i balconi fioriti, le mura esterne rivestite in pietra e il caldo arredamento in legno. Successivamente, nella prima metà di dicembre, Hemingway ritornò a Cortina, dopo alcune settimane trascorse tra Venezia e Torcello, e si stabilì a Villa Aprile, una casa appena fuori città, presa in affitto dalla famiglia ebrea Aprile. La piccola residenza aveva una vista stupenda, circondata da grandi pendii erbosi coperti di neve. Era un luogo tranquillo per leggere e scrivere e l’ideale punto di partenza per le camminate verso le cime delle Dolomiti. A Villa Aprile Hemingway festeggiò il Capodanno del 1948 in compagnia della moglie Mary e dell’amica Fernanda Pivano. Ma qui incontrò, durante una battuta di caccia, anche la bellissima baronessa diciannovenne Adriana Ivancich. Perdutamente innamorato, le rivelò: “Quando ti ho conosciuta non riuscivo più a scrivere, è grazie a te che ho ricominciato”.

lunedì 5 aprile 2010

La comunicazione è un gioco di prestigio

Anche quest’anno al Salone del Mobile di Milano, l’appuntamento più importante per chi si occupa di arredamento e design, ci sarà qualcosa di mio. Continua la collaborazione con Pallucco che mi ha incarico della redazione dei testi di presentazione dei nuovi prodotti. Il più interessante è Tabard, un mantello-appendiabiti sorprendente come un gioco di prestigio. Ecco la sua descrizione:

Chi è il misterioso personaggio sospeso sul muro e nascosto dietro il mantello? Tutti gli indizi portano a… Denis Santachiara. Potrebbe essere l’intrigante inizio di un giallo di Sir Conan Doyle, invece, è la nuova giocosa proposta d’arredo ideata dall’eclettico designer italiano per Pallucco. Non serve perciò l’intuito dell’investigatore del mistero Sherlock Holmes, sempre raffigurato con indosso una vezzosa mantellina, per svelare l’arcano. Basta avvicinarsi e sbirciare sotto o di lato. Si scopre così che Tabard è un originale appendiabiti, unico nel suo genere perché protetto da un elegante guscio rigido semitrasparente. Nelle forme ricorda uno dei capi simbolo dell’abbigliamento di fine ottocento e inizio novecento: il tabarro (tabard in francese), il lungo soprabito senza cuciture che si avvolgeva intorno al corpo. Rispetto ad un normale attaccapanni, però, i ruoli sono invertiti. Mentre i tradizionali appendiabiti vengono coperti dai vestiti, al contrario Tabard copre i capi, li protegge dalla polvere e infonde una immagine inedita e curiosa a questo oggetto. Tabard è disponibile in due versioni: applique o piantana, ottenuta accoppiando i due mantelli. All’interno è posta una lampada che filtra la sua luce attraverso il materiale traslucido del mantello, contribuendo a creare un alone di mistero, fascino e seduzione.