Recentemente mi è capitato di intervistare due giovani cuochi. Il background era comune: entrambi sono nati e, dopo diverse esperienze, cucinano in ristoranti del Nord Est. Ma lo stile comunicativo delle risposte non poteva essere più divergente.
Il primo, Terry Giacomello, ha lavorato per 3 anni in Spagna al El Bulli, la creatura gastronomica di Ferran Adrià, probabilmente il miglior ristorante al mondo secondo la guida Michelin. Perciò ti aspetteresti uno chef tanto elegante nelle portate quanto nelle parole. Invece, forse perché è stato a diretto contatto con il verbo del profeta, si esprimeva pressoché per slogan. Come: “la mia cucina è tecnico-emozionale” o “l’Italia manca di cultura gastronomica”. Lì per lì fanno un bell’effetto, ma sono poi difficile da rendere in una intervista che cerchi di essere discorsiva e non troppo frammentata come un rap. Mancavano di approfondimento.
Quello che non ti aspetti è Michele Cella, vincitore del prestigioso Alma Viva Awards, il premio dedicato ai giovani cuochi italiani, istituito da Gualtiero Marchesi. Sono rimasto molto stupito dalla sua capacità di descrivere i piatti che aveva creato per il concorso, spiegandomi le particolarità e tecniche che aveva impiegato. Un cuoco così non si mangia certo le parole.
mercoledì 24 dicembre 2008
Parole di burro
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sabato 29 novembre 2008
Millenians
Ieri c’è stata la presentazione di una ricerca sulle imprese dell’area internet fatta dal Distretto DigitalMediale Veneto. Le premesse per un convegno interessante c’erano, ma i contributi non hanno aggiunto nulla di nuovo a quanto già si sapeva. Tranne l’intervento di Fabrizio Rauso di Alcatel che ringrazio per la definizione di millenians. Forse a Milano spopola, ma a Treviso non l’avevo ancora mai sentita.
I millenians sono i ragazzi nati dopo il 1977, cresciuti con Internet, MTv, il telefonino, Nintendo Wii e ora anche Facebook. Quindi dopo la generazione X e quella Y c’è finalmente una etichetta per identificare i giovani protagonisti degli anni 2000. A questa nuova generazione devono essere in grado di parlare oggi le imprese e i siti internet. In realtà se si sostituisce a Facebook, il blog o la community e a Wii la Playstation non vedo grandi differenze rispetto a quello che si diceva 5 o 10 anni fa.
Altro risultato non particolarmente sorprendete è che le imprese digitalmediali siano giovani (il 72% è stato costituita dopo il 1996), abbiano fondatori giovani (meno di 44 anni) e attraggano dipendenti giovani (l’età media è 33 anni).
L’unica novità dell’indagine è la relazione tra le imprese internet venete e la crisi economica. Hanno una visione più positiva sul futuro rispetto al resto del sistema economico italiano, ritengono di avere le carte in regola per crescere, nonostante la recessione, e il 72% di loro pensa di incrementare il proprio organico nei prossimi 3-5 anni. C’è speranza insomma.
I millenians sono i ragazzi nati dopo il 1977, cresciuti con Internet, MTv, il telefonino, Nintendo Wii e ora anche Facebook. Quindi dopo la generazione X e quella Y c’è finalmente una etichetta per identificare i giovani protagonisti degli anni 2000. A questa nuova generazione devono essere in grado di parlare oggi le imprese e i siti internet. In realtà se si sostituisce a Facebook, il blog o la community e a Wii la Playstation non vedo grandi differenze rispetto a quello che si diceva 5 o 10 anni fa.
Altro risultato non particolarmente sorprendete è che le imprese digitalmediali siano giovani (il 72% è stato costituita dopo il 1996), abbiano fondatori giovani (meno di 44 anni) e attraggano dipendenti giovani (l’età media è 33 anni).
L’unica novità dell’indagine è la relazione tra le imprese internet venete e la crisi economica. Hanno una visione più positiva sul futuro rispetto al resto del sistema economico italiano, ritengono di avere le carte in regola per crescere, nonostante la recessione, e il 72% di loro pensa di incrementare il proprio organico nei prossimi 3-5 anni. C’è speranza insomma.
sabato 22 novembre 2008
Settimana della cultura impresa: questa sconosciuta
Questa è la settimana della cultura impresa. Dovrebbe servire alle imprese per valorizzare il loro patrimonio: oggetti, saperi e competenze conservati all’interno dei propri archivi e musei. Come spesso accade, però, le imprese, pur organizzando incontri intriganti, hanno difficoltà a comunicare con i potenziali interessati.
L’ho scoperta per caso partecipando ad un evento in comune con Creative R’evolution di Fuoribiennnale, ma non sono riuscito a seguirla. Non perché non avessi tempo, ma perché sul sito ufficiale c’era solo il programma nazionale. Credevo non ci fossero altri eventi sparsi sul territorio. Poi, invece, vengo a sapere che proprio a Treviso si teneva la presentazione di una monografia dedicata ai musei aziendali della regione Veneto. Purtroppo il giorno successivo alla conferenza. Vabbè.
Chiusa la piccola polemica, l’incontro a cui ho partecipato (Imprese da Musei) era molto interessante. Creare un archivio o un museo aziendale non è solo bello per se stessi, in una chiave autoreferenziale. Il padrone di casa, la splendida Villa Foscarini Rossi – sede del museo della calzatura a Stra, ha sottolineato come serva anche a vendere di più. Luigino Rossi ha sostenuto che presentare la storia, la tradizione, la ricerca di prodotto migliora il rapporto di business con i partner commerciali, i dipendenti e la forza vendita.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Vittorio Tabacchi, presidente di Safilo. Alcuni anni fa aveva l’esigenza di promuovere un nuovo materiale anallergico con cui venivano fabbricati i suoi occhiali. La strategia adottata fu creare un museo itinerante che portasse in giro parte della più grande raccolta mondiale di oggetti legati alla vista dal medioevo ad oggi. Nelle convention e nelle catene di negozi vennero organizzate delle esposizioni sull’occhiale. Erano un mix tra la presentazione della storia e dell’evoluzione di Safilo e una mostra storica sull’occhiale tout court. Ebbero un grande successo.
L’ho scoperta per caso partecipando ad un evento in comune con Creative R’evolution di Fuoribiennnale, ma non sono riuscito a seguirla. Non perché non avessi tempo, ma perché sul sito ufficiale c’era solo il programma nazionale. Credevo non ci fossero altri eventi sparsi sul territorio. Poi, invece, vengo a sapere che proprio a Treviso si teneva la presentazione di una monografia dedicata ai musei aziendali della regione Veneto. Purtroppo il giorno successivo alla conferenza. Vabbè.
Chiusa la piccola polemica, l’incontro a cui ho partecipato (Imprese da Musei) era molto interessante. Creare un archivio o un museo aziendale non è solo bello per se stessi, in una chiave autoreferenziale. Il padrone di casa, la splendida Villa Foscarini Rossi – sede del museo della calzatura a Stra, ha sottolineato come serva anche a vendere di più. Luigino Rossi ha sostenuto che presentare la storia, la tradizione, la ricerca di prodotto migliora il rapporto di business con i partner commerciali, i dipendenti e la forza vendita.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Vittorio Tabacchi, presidente di Safilo. Alcuni anni fa aveva l’esigenza di promuovere un nuovo materiale anallergico con cui venivano fabbricati i suoi occhiali. La strategia adottata fu creare un museo itinerante che portasse in giro parte della più grande raccolta mondiale di oggetti legati alla vista dal medioevo ad oggi. Nelle convention e nelle catene di negozi vennero organizzate delle esposizioni sull’occhiale. Erano un mix tra la presentazione della storia e dell’evoluzione di Safilo e una mostra storica sull’occhiale tout court. Ebbero un grande successo.
domenica 16 novembre 2008
Proclama on line
Dal blog al web. Finalmente è pronto il mio sito internet: proclama.it, dove si parla, anche un po’ per immagini, dei miei lavori. Da tempo dovevo presentarmi professionalmente sul web: adesso il passo è fatto, grazie all’assistenza di Zaven con cui spesso collaboro per la parte grafica. Sul sito trovate il mio portfolio e una descrizione dei servizi che svolgo: copywriting, webwriting, gestione di siti internet e newsletter, consulenze per la comunicazione e il posizionamento sui motori di ricerca.
sabato 8 novembre 2008
Virgilio e la guida
Diversi anni fa, quando nacquero i portali internet in Italia, mi sarebbe piaciuto lavorare in Virgilio. Si favoleggiava di una agenzia dove erano occupati centinaia di web writer per creare i contenuti e aggiornare le sezioni. Sembrava l’Eldorado per tutti quelli che, come me, volevano scrivere per il web. Poi scoppiò la bolla e tutto si ridimensionò.
A distanza di anni su Virgilio ci sono finito, anche se in quella mitica agenzia non ci sono mai entrato. Da qualche tempo gli articoli che scrivo per 2night vengono ricaricati anche sulla sezione local di Virgilio. Si tratta di una serie di canali, suddivisi per provincia, che aggregano notizie riprese, nel caso di Treviso, dalla Tribuna, da 2night e da altri siti di informazione, insieme ad annunci economici, elenchi di aziende e altri servizi. E’ comunque una bella soddisfazione vedere i propri testi pubblicati sul primo portale italiano.
In questo periodo, sempre per 2night, è uscita anche la guida ai migliori locali dell’inverno. Due volte l’anno il magazine cura una edizione speciale. Ogni locale viene presentato con una recensione più estesa e una fotografia d’illustrazione. Nelle pagine di Treviso i testi e le foto dei locali, che quest’anno sono diventati 41, sono miei. La guida viene distribuita nei più importanti punti di ritrovo d’Italia.
A distanza di anni su Virgilio ci sono finito, anche se in quella mitica agenzia non ci sono mai entrato. Da qualche tempo gli articoli che scrivo per 2night vengono ricaricati anche sulla sezione local di Virgilio. Si tratta di una serie di canali, suddivisi per provincia, che aggregano notizie riprese, nel caso di Treviso, dalla Tribuna, da 2night e da altri siti di informazione, insieme ad annunci economici, elenchi di aziende e altri servizi. E’ comunque una bella soddisfazione vedere i propri testi pubblicati sul primo portale italiano.
In questo periodo, sempre per 2night, è uscita anche la guida ai migliori locali dell’inverno. Due volte l’anno il magazine cura una edizione speciale. Ogni locale viene presentato con una recensione più estesa e una fotografia d’illustrazione. Nelle pagine di Treviso i testi e le foto dei locali, che quest’anno sono diventati 41, sono miei. La guida viene distribuita nei più importanti punti di ritrovo d’Italia.
sabato 1 novembre 2008
Mini gonna, maxi titolo
Le regole, si sa, sono fatte per essere violate. E non c’è maggior trasgressore di Oliviero Toscani. Ancora una volta è riuscito a far parlare di sé, più che del prodotto che doveva promuovere.
A differenza di altri non mi soffermo sulla scelta dell’immagine della campagna pubblicitaria per il lancio della nuova Unità (una ragazza in minigonna di spalle per un quotidiano progressista ed egalitario), ma sulla parte testuale.
Toscani sembra aver trasferito tutti gli input del briefing, senza filtro e riflessione, direttamente sul manifesto. Sparpagliati lì, privi di un ordine di lettura, ci sono 14 aggettivi, tutti al femminile, usati per descrivere il giornale.
Delle poche regole che ho imparato sul copywriting ce n’è una che invita ad essere brevi ed incisivi, a preferire headline non troppo lunghe, di quattro, cinque parole al massimo. Senza scomodare Calvino e le sue “Lezioni americane”, dove suggeriva semplicità ed essenzialità, basterebbe citare il detto popolare “a buon intenditore poche parole”…
Usare per una headline ben 14 (quattordici) parole senza nessuna congiunzione, che non formano una frase di senso compiuto mi sembra eccessivo. Mi immagino l’effetto di spaesamento che proverà l’ipotetico lettore davanti a questo cartello. Ma cosa mai capirà?
A differenza di altri non mi soffermo sulla scelta dell’immagine della campagna pubblicitaria per il lancio della nuova Unità (una ragazza in minigonna di spalle per un quotidiano progressista ed egalitario), ma sulla parte testuale.
Toscani sembra aver trasferito tutti gli input del briefing, senza filtro e riflessione, direttamente sul manifesto. Sparpagliati lì, privi di un ordine di lettura, ci sono 14 aggettivi, tutti al femminile, usati per descrivere il giornale.
Delle poche regole che ho imparato sul copywriting ce n’è una che invita ad essere brevi ed incisivi, a preferire headline non troppo lunghe, di quattro, cinque parole al massimo. Senza scomodare Calvino e le sue “Lezioni americane”, dove suggeriva semplicità ed essenzialità, basterebbe citare il detto popolare “a buon intenditore poche parole”…
Usare per una headline ben 14 (quattordici) parole senza nessuna congiunzione, che non formano una frase di senso compiuto mi sembra eccessivo. Mi immagino l’effetto di spaesamento che proverà l’ipotetico lettore davanti a questo cartello. Ma cosa mai capirà?
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sabato 25 ottobre 2008
Birretta o scherzetto?
Halloween sta diventando una delle feste più importanti in Italia, almeno tra gli under 30. Basti pensare che la notizia più cliccata dell’anno sul sito di 2night non è lo speciale di Capodanno o di Ferragosto, ma proprio l’approfondimento sui party che animano il 31 ottobre. E qual è la prima pubblicità che vi viene in mente associata alla notte dei morti viventi?
Heineken. La birra olandese è stata tra le prime aziende ad aver scommesso sul successo di questa manifestazione nel nostro paese e ad aver investito in pubblicità per attirare l’interesse del pubblico giovanile. L’attenzione di Heineken verso i giovani consumatori è testimoniata anche dal ruolo di primo piano che ha saputo ritagliarsi nella musica dal vivo con l’Heineken Jammin’ Festival.
Per Halloween Heineken ha realizzato una serie di quattro cartoline di invito alle numerose feste che si svolgono in pub, birrerie e bar, decorati ad hoc e riforniti di gadget. La stessa cosa, ma con più autoreferenzialità e meno senso dello humour, la fa anche la birra scura irlandese Guinness in occasione di San Patrizio. Ma non ha nemmeno la versione italiana del sito internet...
Il soggetto delle cartoline di Halloween scelto da Heineken nel 2008 sono i film horror. La versione che mi sembra meglio riuscita è questa. Il segno lasciato sul tavolino dal fondo bagnato della bottiglia diventa il simbolo del film di culto The Ring. Per chi proprio non notasse la somiglianza è anche scritto. Geniale. Le cartoline sono distribuite nei locali che aderiscono al circuito Promocard. Dal sito è possibile spedire una cartolina virtuale.
Heineken. La birra olandese è stata tra le prime aziende ad aver scommesso sul successo di questa manifestazione nel nostro paese e ad aver investito in pubblicità per attirare l’interesse del pubblico giovanile. L’attenzione di Heineken verso i giovani consumatori è testimoniata anche dal ruolo di primo piano che ha saputo ritagliarsi nella musica dal vivo con l’Heineken Jammin’ Festival.
Per Halloween Heineken ha realizzato una serie di quattro cartoline di invito alle numerose feste che si svolgono in pub, birrerie e bar, decorati ad hoc e riforniti di gadget. La stessa cosa, ma con più autoreferenzialità e meno senso dello humour, la fa anche la birra scura irlandese Guinness in occasione di San Patrizio. Ma non ha nemmeno la versione italiana del sito internet...
Il soggetto delle cartoline di Halloween scelto da Heineken nel 2008 sono i film horror. La versione che mi sembra meglio riuscita è questa. Il segno lasciato sul tavolino dal fondo bagnato della bottiglia diventa il simbolo del film di culto The Ring. Per chi proprio non notasse la somiglianza è anche scritto. Geniale. Le cartoline sono distribuite nei locali che aderiscono al circuito Promocard. Dal sito è possibile spedire una cartolina virtuale.
sabato 18 ottobre 2008
Casatella cerca slogan
La Casatella, il formaggio morbido tipico in provincia di Treviso, è alla ricerca di uno slogan (sarebbe più corretto dire payoff) con cui accompagnarsi nelle prossime occasioni ufficiali. Per trovarlo non si è affidata ad una agenzia di pubblicità, ma ad un concorso pubblico, aperto a tutti, esperti e non.
L’idea è del Consorzio per la tutela del formaggio Casatella trevigiana, in collaborazione con la Tribuna, uno dei quotidiani di Treviso. Se volete mettervi alla prova come copywriter per un giorno, non dovete fare altro che registrarvi sul sito e lasciare il vostro payoff. Si possono usare al massimo cinque parole, esclusi i termini “Casatella”, “Trevigiana” e “Dop”. Vengono contati sostantivi, aggettivi, verbi, pronomi, ma non articoli, preposizioni e congiunzioni. C’è quindi la possibilità di creare frasi piuttosto lunghe, anche se è sconsigliabile per non perdere l’immediatezza del messaggio e della lettura.
Sarà poi una giuria di esperti a scegliere i payoff migliori. Non si vince denaro, ma tanta buona Casatella naturalmente. C’è tempo fino al 30 novembre 2008. In bocca al lupo.
L’idea è del Consorzio per la tutela del formaggio Casatella trevigiana, in collaborazione con la Tribuna, uno dei quotidiani di Treviso. Se volete mettervi alla prova come copywriter per un giorno, non dovete fare altro che registrarvi sul sito e lasciare il vostro payoff. Si possono usare al massimo cinque parole, esclusi i termini “Casatella”, “Trevigiana” e “Dop”. Vengono contati sostantivi, aggettivi, verbi, pronomi, ma non articoli, preposizioni e congiunzioni. C’è quindi la possibilità di creare frasi piuttosto lunghe, anche se è sconsigliabile per non perdere l’immediatezza del messaggio e della lettura.
Sarà poi una giuria di esperti a scegliere i payoff migliori. Non si vince denaro, ma tanta buona Casatella naturalmente. C’è tempo fino al 30 novembre 2008. In bocca al lupo.
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sabato 20 settembre 2008
Comoda_mente a Vittorio Veeto
Vittorio Veneto quest’anno celebra il novantesimo della vittoria nella prima guerra mondiale. C’erano molti modi per ricordare la storica data: mostre di fotografie d’epoca, rievocazioni, incontri sugli scontri del ’15-‘18 (e ci saranno). L’amministrazione comunale ha deciso, però, di parlare della guerra non solo guardando al passato, ma anche al presente e al futuro. E’ nata così l’edizione 2008 di Comoda_mente.
Il Festival, partito in sordina e in via sperimentale nel 2007, quest’anno ha aumentato la qualità e la quantità degli incontri, legandoli al tema della guerra o meglio del conflitto nelle sue varie forme. Dal conflitto che genera la creatività, come sostenuto da Oliviero Toscani, al conflitto vero e proprio in Georgia, interpretato da Valerio Pellizzari e Demetrio Volcic, dalla crisi economica attraverso cui passare per diventare Innovation Valley alla crisi delle periferie urbane, rilette da Flavio Albanese e Italo Rota.
Vittorio Veneto si è trasformata così in un “comodo” salotto urbano in cui alternare nell’arco di tre giorni dialoghi con ospiti illustri, sessioni letterarie, opere teatrali, eventi musicali. Interessante anche l’idea di ambientare gli incontri nei luoghi dimenticati e da riscoprire della città: ville in via di recupero, ex scali ferroviari, edifici di epoca fascista in disuso. La risposta del pubblico è stata entusiasta. Della guerra si può parlare in molti modi, anche in quelli più attuali. Perché “guerra è sempre”, mi verrebbe da dire pensando a Primo Levi.
Il Festival, partito in sordina e in via sperimentale nel 2007, quest’anno ha aumentato la qualità e la quantità degli incontri, legandoli al tema della guerra o meglio del conflitto nelle sue varie forme. Dal conflitto che genera la creatività, come sostenuto da Oliviero Toscani, al conflitto vero e proprio in Georgia, interpretato da Valerio Pellizzari e Demetrio Volcic, dalla crisi economica attraverso cui passare per diventare Innovation Valley alla crisi delle periferie urbane, rilette da Flavio Albanese e Italo Rota.
Vittorio Veneto si è trasformata così in un “comodo” salotto urbano in cui alternare nell’arco di tre giorni dialoghi con ospiti illustri, sessioni letterarie, opere teatrali, eventi musicali. Interessante anche l’idea di ambientare gli incontri nei luoghi dimenticati e da riscoprire della città: ville in via di recupero, ex scali ferroviari, edifici di epoca fascista in disuso. La risposta del pubblico è stata entusiasta. Della guerra si può parlare in molti modi, anche in quelli più attuali. Perché “guerra è sempre”, mi verrebbe da dire pensando a Primo Levi.
sabato 13 settembre 2008
Adunata del Contemporaneo: io c’ero
Ripensare il Veneto è l’ambizioso piano di Innovation Valley, progetto ideato per dare un nome e un volto alla grande area innovativa del Nord-Est, un territorio dove è fortissima la concentrazione di industrie della creatività e dell’innovazione. Una rete di 450 mila imprese del mondo del fashion, del design, della tecnologia e della comunicazione sono insediate qui. Anche se spesso l’immagine radicata nell’opinione pubblica è ancora quella del piccolo imprenditore che fa tutto da solo, senza grande inventiva e magari in nero.
Dopo un interessante ciclo di incontri che si è svolto a cavallo dello scorso anno è giunto per l’Innovation Valley il momento della dimostrazione di forza: un raduno di questo popolo di creativi. Sabato 6 settembre si è tenuta a Bassano del Grappa (celebre per le adunate degli alpini), la prima Adunata del Contemporaneo, destinata ai creativi. La risposta è stata grande: oltre 500 mila presenze.
Non mi sono potuto gustare tutti gli eventi in programma perché ero stato inviato da 2night anche per fare un reportage sulla manifestazione. Alcune delle mie fotografie sono state utilizzate poi sul sito ufficiale di Fuoribiennale. Più che partecipare alle conferenze, mi sono limitato a respirare lo spirito dell’adunata. L’atmosfera era elettrizzante con Bassano trasformata nella prima città-attivatore dell’industria creativa, ospitando un flusso continuo di eventi: performance, installazioni, mostre, conferenze, reading e dj set.
Dopo un interessante ciclo di incontri che si è svolto a cavallo dello scorso anno è giunto per l’Innovation Valley il momento della dimostrazione di forza: un raduno di questo popolo di creativi. Sabato 6 settembre si è tenuta a Bassano del Grappa (celebre per le adunate degli alpini), la prima Adunata del Contemporaneo, destinata ai creativi. La risposta è stata grande: oltre 500 mila presenze.
Non mi sono potuto gustare tutti gli eventi in programma perché ero stato inviato da 2night anche per fare un reportage sulla manifestazione. Alcune delle mie fotografie sono state utilizzate poi sul sito ufficiale di Fuoribiennale. Più che partecipare alle conferenze, mi sono limitato a respirare lo spirito dell’adunata. L’atmosfera era elettrizzante con Bassano trasformata nella prima città-attivatore dell’industria creativa, ospitando un flusso continuo di eventi: performance, installazioni, mostre, conferenze, reading e dj set.
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sabato 2 agosto 2008
La Ryan Air ce l’ha duro
Che la Ryan Air usasse delle politiche commerciali aggressive è risaputo. Che usi anche una comunicazione spregiudicata è una novità.
Sulla homepage del sito della compagnia aerea è comparso l’invito a volare con Ryan Air accompagnato da un testimonial d’eccezione: il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Il senatur è ritratto in una foto scattata poco tempo fa durante un comizio a Padova mentre alza il dito medio al suono dell’inno di Mameli.
L’immagine è accompagnata da un messaggio contro la decisione del governo di sostenere con aiuti economici Alitalia. Nel testo è scritto: “Il governo... supporta le alte tariffe di Alitalia, supporta i frequenti scioperi di Alitalia, se ne frega dei passeggeri italiani".
Il banner della compagnia aerea, low cost anche in pubblicità, è una caduta di stile. Il testo è banale e frettoloso nell’uso dei termini. Supporta, ad esempio, poteva essere sostituito da un sinonimo più semplice e meno aziendale. L’immagine non è patinata e potrebbe essere sgradita ai non elettori della Lega.
Oltre alla crudezza dell’immagine si aggiunge un problema ulteriore. La Lega Nord, parte di quel governo che sostiene Alitalia, non è mai stata coinvolta ufficialmente. Come un qualsiasi utente internet, si è trovata di fronte all’annuncio pubblicitario collegandosi al sito. La reazione del partito non poteva che essere negativa. Il sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti Roberto Castelli ha dichiarato “Mi auguro che arrivino immediatamente le scuse dei dirigenti. In ogni caso non mi avvarrò dei servizi di Ryanair”. Forse era il caso di concordare in anticipo l’iniziativa…
Sulla homepage del sito della compagnia aerea è comparso l’invito a volare con Ryan Air accompagnato da un testimonial d’eccezione: il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Il senatur è ritratto in una foto scattata poco tempo fa durante un comizio a Padova mentre alza il dito medio al suono dell’inno di Mameli.
L’immagine è accompagnata da un messaggio contro la decisione del governo di sostenere con aiuti economici Alitalia. Nel testo è scritto: “Il governo... supporta le alte tariffe di Alitalia, supporta i frequenti scioperi di Alitalia, se ne frega dei passeggeri italiani".
Il banner della compagnia aerea, low cost anche in pubblicità, è una caduta di stile. Il testo è banale e frettoloso nell’uso dei termini. Supporta, ad esempio, poteva essere sostituito da un sinonimo più semplice e meno aziendale. L’immagine non è patinata e potrebbe essere sgradita ai non elettori della Lega.
Oltre alla crudezza dell’immagine si aggiunge un problema ulteriore. La Lega Nord, parte di quel governo che sostiene Alitalia, non è mai stata coinvolta ufficialmente. Come un qualsiasi utente internet, si è trovata di fronte all’annuncio pubblicitario collegandosi al sito. La reazione del partito non poteva che essere negativa. Il sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti Roberto Castelli ha dichiarato “Mi auguro che arrivino immediatamente le scuse dei dirigenti. In ogni caso non mi avvarrò dei servizi di Ryanair”. Forse era il caso di concordare in anticipo l’iniziativa…
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sabato 26 luglio 2008
Lago Film Fest
L’idea era di quelle folli: creare un festival di cortometraggi in un piccolo paesino in riva al lago che mai si era interessato di cinema. E come tutte le idee folli ha avuto successo. Così quattro anni fa è nato il Lago Film Festival, una rassegna di corti che vengono proiettati da una piattaforma galleggiante sull’acqua o nei cortili delle case, mentre il pubblico si siede molto informalmente sull’erba del declivio o sulle sedie di tutti i giorni.
Oltre che per la location di grande impatto (Lago è un paesino incantato che conserva l’atmosfera dei tempi passati con case e muretti in pietra illuminati dalla luce delle candele), il festival si fa apprezzare anche per la qualità dei cortometraggi che sono aumentati di numero e di valore nel corso degli anni.
Tra i premi assegnati c’è quello per la migliore sceneggiatura dedicato al bellunese Rodolfo Sonego, una delle personalità più luminose del cinema italiano, collaboratore ed amico di Alberto Sordi, nonché sceneggiatore di molti sui film, come “Il vigile”, “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata", “Il moralista”, "Una vita difficile".
Ieri sera è stato proiettato un documentario-intervista realizzato da Carlo Lizzani a Sonego, in cui lo sceneggiatore descrive la sua carriera e il suo modo di scrivere per il cinema. Nei suoi racconti o nelle sue sceneggiature ricercava sempre un’idea o una trovata, come la chiamava. Ci doveva essere un soggetto forte che contenesse dentro una metafora della vita e della società. Una volta individuato permetteva allo scrittore di conoscere fin dall’inizio come si sarebbe sviluppato e concluso il film. Sono nati da questi colpi di genio le intuizioni per l’annunciatore bravissimo, ma per nulla fotogenico, interpretato da Sordi in “Guglielmo il dentone” o l’episodio in “Roma ore 11” della donna che rifiuta i soccorsi e muore per non mostrare la misera biancheria che portava sotto il vestito.
Oltre che per la location di grande impatto (Lago è un paesino incantato che conserva l’atmosfera dei tempi passati con case e muretti in pietra illuminati dalla luce delle candele), il festival si fa apprezzare anche per la qualità dei cortometraggi che sono aumentati di numero e di valore nel corso degli anni.
Tra i premi assegnati c’è quello per la migliore sceneggiatura dedicato al bellunese Rodolfo Sonego, una delle personalità più luminose del cinema italiano, collaboratore ed amico di Alberto Sordi, nonché sceneggiatore di molti sui film, come “Il vigile”, “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata", “Il moralista”, "Una vita difficile".
Ieri sera è stato proiettato un documentario-intervista realizzato da Carlo Lizzani a Sonego, in cui lo sceneggiatore descrive la sua carriera e il suo modo di scrivere per il cinema. Nei suoi racconti o nelle sue sceneggiature ricercava sempre un’idea o una trovata, come la chiamava. Ci doveva essere un soggetto forte che contenesse dentro una metafora della vita e della società. Una volta individuato permetteva allo scrittore di conoscere fin dall’inizio come si sarebbe sviluppato e concluso il film. Sono nati da questi colpi di genio le intuizioni per l’annunciatore bravissimo, ma per nulla fotogenico, interpretato da Sordi in “Guglielmo il dentone” o l’episodio in “Roma ore 11” della donna che rifiuta i soccorsi e muore per non mostrare la misera biancheria che portava sotto il vestito.
sabato 19 luglio 2008
E’ nell’aria
L’altro giorno mentre ero in macchina ho sentito casualmente uno spot radiofonico che avevo scritto l’anno scorso per la catena di negozi di abbigliamento Pellizzari. Li seguo nei testi per conto di un amico designer: Zaven.
Sorpresa e compiacimento sono state le prime sensazioni. La sorpresa è stata grande, come per tutte le cose inaspettate. L’anno scorso, quando ho composto i testi, forse non ero completamente obiettivo, anche se lo spot radio mi piaceva molto. Quando ci si impegna in un lavoro, spesso, si tende ad essere indulgenti verso se sessi e considerare bellissime le parole trovate. Per questo è sempre meglio chiedere il parere di qualcuno di fidato prima di passare alla registrazione.
Mi sono anche stupito che il testo sia ancora attuale. C’è stata solo una piccola riedizione per cambiare la data di inizio della promozione. Lo spot era stato fatto in occasione dei saldi della passata stagione. E’ un argomento non facile da trattare si vuole cercare di creare qualcosa di creativo e non limitarsi a dire: saldi del 30%. Invece il cliente voleva proprio qualcosa di diverso e fresco. Ne è venuto fuori un spot che gioca con le parole tra italiano e inglese. Molto glamour, ma per una azienda che vende abbigliamento va benissimo. Anche a distanza di un anno.
Sorpresa e compiacimento sono state le prime sensazioni. La sorpresa è stata grande, come per tutte le cose inaspettate. L’anno scorso, quando ho composto i testi, forse non ero completamente obiettivo, anche se lo spot radio mi piaceva molto. Quando ci si impegna in un lavoro, spesso, si tende ad essere indulgenti verso se sessi e considerare bellissime le parole trovate. Per questo è sempre meglio chiedere il parere di qualcuno di fidato prima di passare alla registrazione.
Mi sono anche stupito che il testo sia ancora attuale. C’è stata solo una piccola riedizione per cambiare la data di inizio della promozione. Lo spot era stato fatto in occasione dei saldi della passata stagione. E’ un argomento non facile da trattare si vuole cercare di creare qualcosa di creativo e non limitarsi a dire: saldi del 30%. Invece il cliente voleva proprio qualcosa di diverso e fresco. Ne è venuto fuori un spot che gioca con le parole tra italiano e inglese. Molto glamour, ma per una azienda che vende abbigliamento va benissimo. Anche a distanza di un anno.
sabato 12 luglio 2008
A Prosecco, please
Adesso non avrete problemi ad ordinare lo spumante italiano, coltivato tra le colline di casa, anche oltreoceano. E se il barman storce la bocca e assume un’aria perplessa, la colpa è tutta sua: il Prosecco è entrato anche nel primo dizionario americano. Non ci sono scuse.
Spesso accade che siano le parole straniere ad entrare nel vocabolario italiano. A volte succede il contrario, che siano i termini italiani a meritarsi uno spazio sui dizionari degli altri paesi. Segno che la nostra lingua è ancora viva. In quei casi c’è da brindarci su…
A maggior ragione se il vocabolo in questione non è altri che Prosecco. Il nome, che identifica il vitigno coltivato tra Conegliano e Valdobbiadene, è diventato così popolare negli Stati Uniti da entrare nella nuova edizione del Merriam - Webster's Collegiate Dictionary. Nell'opera vengono pubblicate esclusivamente le parole straniere divenute di uso comune.
Il rovescio della medaglia è che il Prosecco sta diventando troppo famoso e il termine rischia di essere usato per definire il vino con le bollicine in generale, perdendo la sua precisa identità.
Per difendere l’originalità del Prosecco potrebbe scendere in campo Alessandro Del Piero, come testimonial del prodotto. E’ questa la proposta del presidente della Coldiretti Fulvio Brunetta che, per festeggiare l’inserimento del vocabolo Prosecco nel dizionario Usa, ha invitato il calciatore ad un brindisi pubblico, magari in piazza dei Signori a Treviso, con un bel messaggio "Per la difesa del Made in Italy abbiamo bisogno di aiuto in attacco”.
Spesso accade che siano le parole straniere ad entrare nel vocabolario italiano. A volte succede il contrario, che siano i termini italiani a meritarsi uno spazio sui dizionari degli altri paesi. Segno che la nostra lingua è ancora viva. In quei casi c’è da brindarci su…
A maggior ragione se il vocabolo in questione non è altri che Prosecco. Il nome, che identifica il vitigno coltivato tra Conegliano e Valdobbiadene, è diventato così popolare negli Stati Uniti da entrare nella nuova edizione del Merriam - Webster's Collegiate Dictionary. Nell'opera vengono pubblicate esclusivamente le parole straniere divenute di uso comune.
Il rovescio della medaglia è che il Prosecco sta diventando troppo famoso e il termine rischia di essere usato per definire il vino con le bollicine in generale, perdendo la sua precisa identità.
Per difendere l’originalità del Prosecco potrebbe scendere in campo Alessandro Del Piero, come testimonial del prodotto. E’ questa la proposta del presidente della Coldiretti Fulvio Brunetta che, per festeggiare l’inserimento del vocabolo Prosecco nel dizionario Usa, ha invitato il calciatore ad un brindisi pubblico, magari in piazza dei Signori a Treviso, con un bel messaggio "Per la difesa del Made in Italy abbiamo bisogno di aiuto in attacco”.
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venerdì 27 giugno 2008
Oibò Borsò
Ritorno sull’argomento della scelta dei nomi dei locali notturni che ho già trattato in un post precedente. Questa volta per evidenziare un esempio positivo.
Il locale in questione si chiama Borsò e ha appena aperto. Il nome non è sicuramente banale. Si potrebbe obiettare che, ad una prima lettura, sembra difficile individuare un rimando associato al termine, un collegamento che riveli un secondo significato. Ma, se si è curiosi, si scopre che dietro c’è tutta una storia. Segno che per una volta si è riflettuto sul naming.
Il termine Borsò è l’adattamento locale dell’originale francese Borseaux. Indicava un pergolato estivo, in origine frasca con successiva balera molto in voga negli anni ’20. La parola finì per identificare, per estensione, un preciso luogo di ritrovo e socializzazione a San Polo di Piave sulle sponde del fiume Lia che rispondeva a queste caratteristiche.
In quello stesso luogo ora risorge il locale che eredita il nome dal passato, ma vuole anche proporsi come trait d’union tra tradizione e nuovi modi del vivere essenziale. Borsò presenta una cucina della memoria rivisitata in un ambiente minimal contestualizzato alla storicità del luogo, Serve i piatti tradizionali, alleggeriti nella tecnica, veloci da preparare con prodotti stagionali e curati da una presentazione moderna.
Il locale in questione si chiama Borsò e ha appena aperto. Il nome non è sicuramente banale. Si potrebbe obiettare che, ad una prima lettura, sembra difficile individuare un rimando associato al termine, un collegamento che riveli un secondo significato. Ma, se si è curiosi, si scopre che dietro c’è tutta una storia. Segno che per una volta si è riflettuto sul naming.
Il termine Borsò è l’adattamento locale dell’originale francese Borseaux. Indicava un pergolato estivo, in origine frasca con successiva balera molto in voga negli anni ’20. La parola finì per identificare, per estensione, un preciso luogo di ritrovo e socializzazione a San Polo di Piave sulle sponde del fiume Lia che rispondeva a queste caratteristiche.
In quello stesso luogo ora risorge il locale che eredita il nome dal passato, ma vuole anche proporsi come trait d’union tra tradizione e nuovi modi del vivere essenziale. Borsò presenta una cucina della memoria rivisitata in un ambiente minimal contestualizzato alla storicità del luogo, Serve i piatti tradizionali, alleggeriti nella tecnica, veloci da preparare con prodotti stagionali e curati da una presentazione moderna.
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domenica 15 giugno 2008
Vado al Max
Da 0 a 100 in 56 pagine. E’ in edicola la guida ai migliori 100 locali dell’estate in abbinamento a Max di giugno. “Top 100 places for your summer” è stata affidata dal mensile giovane di casa RCS a 2night. Quindi i lounge bar e gli style restaurant selezionati nella provincia di Treviso sono curati da me, fotografie comprese.
Quest’estate due sono gli indirizzi giusti per il divertimento di Marca. A Treviso è l’Asha a proporsi come allettante antagonista ai resort della riviera, impegnandosi in una sfida non facile: tenere in città i frequentatori dei locali. A dispetto del caldo; grazie ad un raffinato giardino e un ristorante di alta cucina che non disdegna una situazione informale da aperitivo il giovedì.
In provincia, uno dei più bei giardini estivi d’Italia è il vanto del Momà di Asolo, ristorante di cucina veneto revisited e, dopocena, incantevole meeting point tra spazi di design e dj set.
Oltre che in edicola, la guida viene distribuita nei locali top 100 d’Italia, collocata all’interno di uno speciale espositore in acciaio e vetro con due scomparti separai per Max e per 2night. La collaborazione tra le due testate continuerà per tutto l’anno e tra sei mesi vedrà la luce la versione invernale delle guida.
Quest’estate due sono gli indirizzi giusti per il divertimento di Marca. A Treviso è l’Asha a proporsi come allettante antagonista ai resort della riviera, impegnandosi in una sfida non facile: tenere in città i frequentatori dei locali. A dispetto del caldo; grazie ad un raffinato giardino e un ristorante di alta cucina che non disdegna una situazione informale da aperitivo il giovedì.
In provincia, uno dei più bei giardini estivi d’Italia è il vanto del Momà di Asolo, ristorante di cucina veneto revisited e, dopocena, incantevole meeting point tra spazi di design e dj set.
Oltre che in edicola, la guida viene distribuita nei locali top 100 d’Italia, collocata all’interno di uno speciale espositore in acciaio e vetro con due scomparti separai per Max e per 2night. La collaborazione tra le due testate continuerà per tutto l’anno e tra sei mesi vedrà la luce la versione invernale delle guida.
domenica 1 giugno 2008
Niente copy siamo inglesi
Spesso gli italiani sono accusati (anche a ragione) di non avere un buon feeling con le lingue straniere. A quanto pare il vizio è reciproco: anche gli inglesi non scherzano.
Su un free press locale ho trovato un annuncio pubblicitario scritto in un italiano alquanto imbarazzante. Eccolo:
“Hai bisogno di un sito internet? Noi ti facciamo un sito sia in italiano che in inglese allo stesso prezzo e molto competativo nel mercato. Scegli un sito tra quelli già fatti e disponibile in template oppure disegniamone uno assieme! In ogni caso, un sito internet è fondamentale al giorno d’oggi!”
Anche la grammatica e la sintassi italiana, mi verrebbe da dire. A parte l’errore grammaticale, nel testo ci sono almeno due periodi (su quattro) che, anche se sono formalmente corretti, per un italiano suonano sgradevoli da leggere. E fanno accendere la spia dell’attenzione.
Dopo aver visto l’annuncio, vi affidereste a questa azienda per sviluppare il vostro sito internet e la vostra comunicazione on line, se è davvero così fondamentale al giorno d’oggi? Non sarebbe stato meglio affidarsi ad un copywriter italiano (o almeno ad un traduttore) per scrivere il bodycopy dell’annuncio? E magari anche per i testi dei siti internet da realizzare per i clienti?
Su un free press locale ho trovato un annuncio pubblicitario scritto in un italiano alquanto imbarazzante. Eccolo:
“Hai bisogno di un sito internet? Noi ti facciamo un sito sia in italiano che in inglese allo stesso prezzo e molto competativo nel mercato. Scegli un sito tra quelli già fatti e disponibile in template oppure disegniamone uno assieme! In ogni caso, un sito internet è fondamentale al giorno d’oggi!”
Anche la grammatica e la sintassi italiana, mi verrebbe da dire. A parte l’errore grammaticale, nel testo ci sono almeno due periodi (su quattro) che, anche se sono formalmente corretti, per un italiano suonano sgradevoli da leggere. E fanno accendere la spia dell’attenzione.
Dopo aver visto l’annuncio, vi affidereste a questa azienda per sviluppare il vostro sito internet e la vostra comunicazione on line, se è davvero così fondamentale al giorno d’oggi? Non sarebbe stato meglio affidarsi ad un copywriter italiano (o almeno ad un traduttore) per scrivere il bodycopy dell’annuncio? E magari anche per i testi dei siti internet da realizzare per i clienti?
sabato 24 maggio 2008
Lettera di scuse
Scrivere una lettera di scuse non è mai semplice. Scriverne tre può sembrare impresa difficile da portare a termine.
Nell’ultimo periodo mi è capitato di dover scrivere diversi tipi di lettere che sono attinenti alla sfera commerciale, ma che richiedono una dose in più di sensibilità. Mi è stato commissionato, tra l’altro, anche un lavoro per comporre tre diverse lettere di scuse da inviare ai clienti di una azienda per informare del ritardo nella consegna del materiale. E del ritardo sul ritardo…
La prima cosa da fare in una lettera di scuse è ammettere la colpa. Spesso la prima reazione è cercare di difendere la propria posizione e scaricare la colpa su qualcun altro. Così però si potrebbe urtare ancora di più il sistema nervoso di chi ha già subito un danno. Si ottiene, invece, un risultato migliore ammettendo subito il torto e scusandosi. Poi si potrà cercare di spiegare gli aspetti negativi e mettere in luce i meriti, se ci sono stati, nel tentativo di lenire il disagio.
Per variare la struttura della lettera, in modo che il malcapitato che riceve tre missive di scuse non legga sempre la stessa versione un po’ modificata, si può ricorrere alla tecnica che gli americano chiamano “kiss, kick, kiss”: una cattiva notizia messa in mezzo tra due positive.
Nell’ultimo periodo mi è capitato di dover scrivere diversi tipi di lettere che sono attinenti alla sfera commerciale, ma che richiedono una dose in più di sensibilità. Mi è stato commissionato, tra l’altro, anche un lavoro per comporre tre diverse lettere di scuse da inviare ai clienti di una azienda per informare del ritardo nella consegna del materiale. E del ritardo sul ritardo…
La prima cosa da fare in una lettera di scuse è ammettere la colpa. Spesso la prima reazione è cercare di difendere la propria posizione e scaricare la colpa su qualcun altro. Così però si potrebbe urtare ancora di più il sistema nervoso di chi ha già subito un danno. Si ottiene, invece, un risultato migliore ammettendo subito il torto e scusandosi. Poi si potrà cercare di spiegare gli aspetti negativi e mettere in luce i meriti, se ci sono stati, nel tentativo di lenire il disagio.
Per variare la struttura della lettera, in modo che il malcapitato che riceve tre missive di scuse non legga sempre la stessa versione un po’ modificata, si può ricorrere alla tecnica che gli americano chiamano “kiss, kick, kiss”: una cattiva notizia messa in mezzo tra due positive.
giovedì 24 aprile 2008
5 per mille di questi annunci
Apro L’Espresso e, dopo la prima pagina, trovo un post it. E’ l’invito a devolvere il 5 per mille della dichiarazione dei redditi al WWF.
In questo periodo mi stanno arrivando parecchie e-mail pubblicitarie sull’argomento. Nessuna aveva attratto la mia attenzione. Questo annuncio, invece, è interessante. Alla base c’è una buona idea: il post it lo puoi staccare dal giornale e attaccarlo sul computer o sulla scrivania. O, cosa più importante ancora, puoi portarlo con te dal commercialista per avere sottomano il codice fiscale dell’associazione quando si tratterà di scegliere a chi destinare il denaro.
La parte centrale dell’annuncio è scritto a penna, come se si trattasse di un vero post it e aumenta il senso di personalizzazione. L’headline recita: “Proteggere la natura”. Accompagnato dalla frase: “A te non costa nulla in più: basta una firma, per la natura sarà un aiuto importante”. Forse si poteva scegliere l’imperativo “Proteggi”, come forma verbale del titolo, ma anche così funziona perché sembra un pro memoria. Trovo molto bello anche l’attacco del bodycopy: a te non costa nulla…
Ah dimenticavo, devolvendo il 5 per mille al WWF, si possono vincere 5 weekend in un agriturismo Fattorie del Panda.
In questo periodo mi stanno arrivando parecchie e-mail pubblicitarie sull’argomento. Nessuna aveva attratto la mia attenzione. Questo annuncio, invece, è interessante. Alla base c’è una buona idea: il post it lo puoi staccare dal giornale e attaccarlo sul computer o sulla scrivania. O, cosa più importante ancora, puoi portarlo con te dal commercialista per avere sottomano il codice fiscale dell’associazione quando si tratterà di scegliere a chi destinare il denaro.
La parte centrale dell’annuncio è scritto a penna, come se si trattasse di un vero post it e aumenta il senso di personalizzazione. L’headline recita: “Proteggere la natura”. Accompagnato dalla frase: “A te non costa nulla in più: basta una firma, per la natura sarà un aiuto importante”. Forse si poteva scegliere l’imperativo “Proteggi”, come forma verbale del titolo, ma anche così funziona perché sembra un pro memoria. Trovo molto bello anche l’attacco del bodycopy: a te non costa nulla…
Ah dimenticavo, devolvendo il 5 per mille al WWF, si possono vincere 5 weekend in un agriturismo Fattorie del Panda.
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mercoledì 23 aprile 2008
Tesoro, mi si è ristretto il nome
Spazio, ultima frontiera dal naming selvaggio. Se pensate di essere intelligenti o spiritosi allora anche voi dovete scegliere per la vostra attività un nome composto da un insieme di parole scritte e pronunciante tutte attaccate. Basta togliere gli spazi e il gioco è fatto.
Si sta diffondendo in provincia di Treviso un tremendo virus al quale non riescono a sfuggire ristoranti, cocktail bar, pizzerie... Questa volta però la meningite non centra. Chi lo contrae perde per sempre gli spazi che normalmente separano una parola dall’altra, dando vita a incomprensibili titoli. Un caso poteva essere isolato, due una semplice coincidenza, tre cominciano a diventare una moda. Preoccupante.
Fino a poco tempo fa sembrava d’obbligo per discoteche darsi un nome femminile, tipo Margot, Priscilla, Fujiko, Naomi. Oggi la tendenza è eliminare gli spazi di separazione. Ben tre locali vi hanno già rinunciato: Laltrogusto (cocktail bar a Cessalto), Piaceridigola (ristorante self service a Oderzo) e Langolodivino (wine bar a Treviso). Se quest’ultimo è in parte giustificabile, cerca di giocare sul doppio significato di vino e divino, per gli altri non ci sono scuse. Se non un incomprensibile gesto creativo del gestore. D'altronde il nome non è poi così importante…
Si sta diffondendo in provincia di Treviso un tremendo virus al quale non riescono a sfuggire ristoranti, cocktail bar, pizzerie... Questa volta però la meningite non centra. Chi lo contrae perde per sempre gli spazi che normalmente separano una parola dall’altra, dando vita a incomprensibili titoli. Un caso poteva essere isolato, due una semplice coincidenza, tre cominciano a diventare una moda. Preoccupante.
Fino a poco tempo fa sembrava d’obbligo per discoteche darsi un nome femminile, tipo Margot, Priscilla, Fujiko, Naomi. Oggi la tendenza è eliminare gli spazi di separazione. Ben tre locali vi hanno già rinunciato: Laltrogusto (cocktail bar a Cessalto), Piaceridigola (ristorante self service a Oderzo) e Langolodivino (wine bar a Treviso). Se quest’ultimo è in parte giustificabile, cerca di giocare sul doppio significato di vino e divino, per gli altri non ci sono scuse. Se non un incomprensibile gesto creativo del gestore. D'altronde il nome non è poi così importante…
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sabato 5 aprile 2008
Venezia è viva, non sta affondando
E’ uscito il secondo numero di una nuova interessante rivista dedicata a Venezia.
Alla faccia di chi la vorrebbe sommersa dalla marea e dall’invasione dei turisti “Venice is not sinking”, Venezia non sta affondando, anzi batte dei segnali di risveglio culturale.
L’idea che comunemente si ha di Venezia è di una città invasa dai turisti tanto che, a volte, la sua unicità, appare più un ostacolo che una reale opportunità. Venice is not sinking vuole ribaltare la prospettiva e mostrare l’autonomia culturale della città e, soprattutto, dei veneziani, nativi o adottati, e di tutte quelle espressioni spontanee di “venezianità”.
VINS è una scritta sul muro di un grafico americano ospite a Venezia, una fotografia di tutto quello che resiste in città, una rivista, scritta e disegnata, in bianco e nero, un'antologia di volti: jazzisti, poeti, osti, sacerdoti, contesse, giovani, muratori, architetti, cassiere, gondolieri, ottici, grafici, scrittori, vagabondi... Venice is not sinking vuole dare spazio e voce alle visioni, spesso insospettabili, che pervadono la città attraverso le persone che la vivono e la animano.
La rivista curata da Studio Camuffo è fatta di interventi, interviste e rubriche, fumetti e racconti, idee espresse in forme di singoli pensieri, reportage e illustrazioni. La trovate nelle librerie di Venezia e Mestre, ma anche nelle migliori edicole.
Alla faccia di chi la vorrebbe sommersa dalla marea e dall’invasione dei turisti “Venice is not sinking”, Venezia non sta affondando, anzi batte dei segnali di risveglio culturale.
L’idea che comunemente si ha di Venezia è di una città invasa dai turisti tanto che, a volte, la sua unicità, appare più un ostacolo che una reale opportunità. Venice is not sinking vuole ribaltare la prospettiva e mostrare l’autonomia culturale della città e, soprattutto, dei veneziani, nativi o adottati, e di tutte quelle espressioni spontanee di “venezianità”.
VINS è una scritta sul muro di un grafico americano ospite a Venezia, una fotografia di tutto quello che resiste in città, una rivista, scritta e disegnata, in bianco e nero, un'antologia di volti: jazzisti, poeti, osti, sacerdoti, contesse, giovani, muratori, architetti, cassiere, gondolieri, ottici, grafici, scrittori, vagabondi... Venice is not sinking vuole dare spazio e voce alle visioni, spesso insospettabili, che pervadono la città attraverso le persone che la vivono e la animano.
La rivista curata da Studio Camuffo è fatta di interventi, interviste e rubriche, fumetti e racconti, idee espresse in forme di singoli pensieri, reportage e illustrazioni. La trovate nelle librerie di Venezia e Mestre, ma anche nelle migliori edicole.
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sabato 29 marzo 2008
O lui o...
Ha fatto molto parlare di se in questi giorni a Treviso la campagna pubblicitaria elettorale del candidato sindaco della sinistra Arcobaleno Nicola Atalmi. Merito di due azzeccatissimi manifesti.
In mezzo ad una marea di volti politici, non sempre fotogenici, che ti guardano dall’alto ha fatto scalpore una pubblicità, in cui le persone sono sostituire dagli animali. Gli spregiudicati manifesti raffigurano un gallo e un maiale con tanto di fascia tricolore e la scritta “O lui, o Atalmi”.
Anche se non ci sono riferimenti diretti e un asterisco avvisa che ogni riferimento a persone è puramente casuale, i più maliziosi hanno visto dei chiari rimandi alla scena politica trevigiana. Il gallo rappresenta il pro-sindaco Giancarlo Gentili (che alcuni giorni prima si era profeticamente ed involontariamente paragonato al classico gallo del pollaio), mentre il maiale alluderebbe al sindaco uscente Gian Paolo Gobbo.
In pochi giorni i manifesti sono andati letteralmente andati a ruba, con tanto di distribuzione pubblica delle rarità al mercato cittadino e asta on line su Ebay per aggiudicarsi l’ultima copia autografata.
Atalmi, sia chiaro, non vincerà mai a Treviso. Ma di sicuro si sarà divertito ad infastidire i suoi storici rivali.
In mezzo ad una marea di volti politici, non sempre fotogenici, che ti guardano dall’alto ha fatto scalpore una pubblicità, in cui le persone sono sostituire dagli animali. Gli spregiudicati manifesti raffigurano un gallo e un maiale con tanto di fascia tricolore e la scritta “O lui, o Atalmi”.
Anche se non ci sono riferimenti diretti e un asterisco avvisa che ogni riferimento a persone è puramente casuale, i più maliziosi hanno visto dei chiari rimandi alla scena politica trevigiana. Il gallo rappresenta il pro-sindaco Giancarlo Gentili (che alcuni giorni prima si era profeticamente ed involontariamente paragonato al classico gallo del pollaio), mentre il maiale alluderebbe al sindaco uscente Gian Paolo Gobbo.
In pochi giorni i manifesti sono andati letteralmente andati a ruba, con tanto di distribuzione pubblica delle rarità al mercato cittadino e asta on line su Ebay per aggiudicarsi l’ultima copia autografata.
Atalmi, sia chiaro, non vincerà mai a Treviso. Ma di sicuro si sarà divertito ad infastidire i suoi storici rivali.
sabato 15 marzo 2008
La lettera è una S
Continua la collaborazione con l’azienda di design Pallucco.
Questa volta mi è stato chiesto di scrivere una lettera di invito all’ormai prossimo Salone del Mobile.
Oltre ad invogliare la visita allo stand, accennando alle novità di prodotto, tra cui un tavolo disegnato da Jean Nouvel, la lettera doveva anche proporre agli architetti la possibilità di collaborazione in progetti futuri, facendo leva sulle caratteristiche dell’azienda e i progetti già realizzati.
Come riuscire a far stare tutto in un foglio A4? Mi sono ricordato degli studi di Siegfried Voghele. Quando leggiamo una lettera non procediamo con regolarità dall’inizio alla fine. Ma il nostro occhio si sposta sul foglio tracciando una S.
Prima si guarda il logo dell’azienda per capire da chi arriva, poi l’indirizzo per controllare che sia rivolta proprio a noi. Quindi ci si ferma sull’oggetto ed è importante catturare il lettore con un buon titolo perché l’attenzione poi fugge via, verso il basso, fino alla firma del mittente e al post scriptum. Solo poi risale e inizia la lettura del corpo centrale della lettera con ordine. Molto utile per distribuire gli spazi ed organizzare i concetti.
Questa volta mi è stato chiesto di scrivere una lettera di invito all’ormai prossimo Salone del Mobile.
Oltre ad invogliare la visita allo stand, accennando alle novità di prodotto, tra cui un tavolo disegnato da Jean Nouvel, la lettera doveva anche proporre agli architetti la possibilità di collaborazione in progetti futuri, facendo leva sulle caratteristiche dell’azienda e i progetti già realizzati.
Come riuscire a far stare tutto in un foglio A4? Mi sono ricordato degli studi di Siegfried Voghele. Quando leggiamo una lettera non procediamo con regolarità dall’inizio alla fine. Ma il nostro occhio si sposta sul foglio tracciando una S.
Prima si guarda il logo dell’azienda per capire da chi arriva, poi l’indirizzo per controllare che sia rivolta proprio a noi. Quindi ci si ferma sull’oggetto ed è importante catturare il lettore con un buon titolo perché l’attenzione poi fugge via, verso il basso, fino alla firma del mittente e al post scriptum. Solo poi risale e inizia la lettura del corpo centrale della lettera con ordine. Molto utile per distribuire gli spazi ed organizzare i concetti.
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E tu che albero sei?
Ecco una curiosa iniziativa per ritrovare il rapporto con la natura.
Nell’oasi naturalistica di Cervara, alle sorgenti del fiume Sile, fino al 27 aprile c’è una (audio) mostra davvero particolare. L’esplorazione nelle sale del centro visitatori è accompagnata dalla voce di Mauro Corona, apprezzato scrittore nonché uno dei più importanti scultori lignei contemporanei.
I protagonisti della mostra sono mezzi tronchi di differenti specie tra cui l’abete bianco, la quercia, il pioppo, il larice ed il cirmolo. Gli alberi provengono da Erto, paese natale di Corona, tristemente famoso per la tragedia del Vajont che si svolse poco più sotto. I tronchi sono stati tagliati dai boscaioli del luogo con l’impiego di cunei tradizionali.
A Cervara avvicinandosi agli imponenti tronchi si entra in relazione con la voce intensa e roca dello scrittore diffusa attraverso lettori MP3 portatili che non intralciano la visita. Si ascoltano le riflessioni di Corona che molto ha scritto sul rapporto tra l’uomo e la montagna uomini.
L’originalità del percorso consiste nel proporre un punto di vista spesso sottovalutato. Dall’osservazione si scopre che i tronchi hanno colori, odori, dimensioni diverse. Persone e alberi hanno molte più cose in comune di quanto si è soliti pensare. E diventa naturale chiedersi a quale albero si assomigli.
Nell’oasi naturalistica di Cervara, alle sorgenti del fiume Sile, fino al 27 aprile c’è una (audio) mostra davvero particolare. L’esplorazione nelle sale del centro visitatori è accompagnata dalla voce di Mauro Corona, apprezzato scrittore nonché uno dei più importanti scultori lignei contemporanei.
I protagonisti della mostra sono mezzi tronchi di differenti specie tra cui l’abete bianco, la quercia, il pioppo, il larice ed il cirmolo. Gli alberi provengono da Erto, paese natale di Corona, tristemente famoso per la tragedia del Vajont che si svolse poco più sotto. I tronchi sono stati tagliati dai boscaioli del luogo con l’impiego di cunei tradizionali.
A Cervara avvicinandosi agli imponenti tronchi si entra in relazione con la voce intensa e roca dello scrittore diffusa attraverso lettori MP3 portatili che non intralciano la visita. Si ascoltano le riflessioni di Corona che molto ha scritto sul rapporto tra l’uomo e la montagna uomini.
L’originalità del percorso consiste nel proporre un punto di vista spesso sottovalutato. Dall’osservazione si scopre che i tronchi hanno colori, odori, dimensioni diverse. Persone e alberi hanno molte più cose in comune di quanto si è soliti pensare. E diventa naturale chiedersi a quale albero si assomigli.
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sabato 2 febbraio 2008
Parole di design
Pallucco è uno dei nomi che contano nel design. Forse non è molto conosciuto tra i non addetti ai lavori. Ma tra i suoi prodotti ci sono delle autentiche icone di stile come la libreria Continua di Hannes Wettstein e la lampada Fortuny (al settantaquattresimo posto tra i mille oggetti dell’antologia dei classici del design stilata da Phaidon).
Insomma, Pallucco è una delle poche aziende che ricerca davvero nuove soluzioni estetiche e progettuali e non si limita a seguire a ruota. Fa piacere che si siamo rivolti a me per scrivere il nuovo profilo aziendale. Dopo un riassetto societario, ma sempre nel segno del design.
Il nuovo profilo fa così: Fondata a Roma negli anni ’70, Pallucco ha sempre rappresentato un unicum, allontanandosi dallo stile dominante per sperimentare nuove soluzioni, tanto nel settore del mobile quanto della luce. Con sensibilità al design ha ricercato forme particolari ed oggetti d’arredamento dai forti contenuti estetici e progettuali fino a diventare una delle poche vere Design Company di livello internazionale. L’attuale produzione è un mix di oggetti contemporanei, storici e senza tempo, come l’intramontabile icona di eleganza espressa dalla lampada disegnata da Mariano Fortuny nel 1907 e riattualizzata nelle versioni del centenario da Studio Out. I complementi d’arredo (librerie, contenitori, lampade) si distinguono per l’originalità, lo stile anticonformista e la capacità di suscitare emozioni attraverso il design che diventa protagonista dello spazio. Lo spirito internazionale ed eclettico di Pallucco si delinea oggi attraverso le collaborazioni con i designer Hannes Wettstein, Asnago e Vender, Enrico Franzolini e Vicente Garcia Jimenez, Kazuhiro Yamanaka, Susanne Philippson, Sergio Calatroni, Christian Deuber, Andrea Marcante, Bresciani e Bonifaccio.
Insomma, Pallucco è una delle poche aziende che ricerca davvero nuove soluzioni estetiche e progettuali e non si limita a seguire a ruota. Fa piacere che si siamo rivolti a me per scrivere il nuovo profilo aziendale. Dopo un riassetto societario, ma sempre nel segno del design.
Il nuovo profilo fa così: Fondata a Roma negli anni ’70, Pallucco ha sempre rappresentato un unicum, allontanandosi dallo stile dominante per sperimentare nuove soluzioni, tanto nel settore del mobile quanto della luce. Con sensibilità al design ha ricercato forme particolari ed oggetti d’arredamento dai forti contenuti estetici e progettuali fino a diventare una delle poche vere Design Company di livello internazionale. L’attuale produzione è un mix di oggetti contemporanei, storici e senza tempo, come l’intramontabile icona di eleganza espressa dalla lampada disegnata da Mariano Fortuny nel 1907 e riattualizzata nelle versioni del centenario da Studio Out. I complementi d’arredo (librerie, contenitori, lampade) si distinguono per l’originalità, lo stile anticonformista e la capacità di suscitare emozioni attraverso il design che diventa protagonista dello spazio. Lo spirito internazionale ed eclettico di Pallucco si delinea oggi attraverso le collaborazioni con i designer Hannes Wettstein, Asnago e Vender, Enrico Franzolini e Vicente Garcia Jimenez, Kazuhiro Yamanaka, Susanne Philippson, Sergio Calatroni, Christian Deuber, Andrea Marcante, Bresciani e Bonifaccio.
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sabato 26 gennaio 2008
Meningite: fu vera emergenza?
A metà di dicembre in provincia di Treviso è scoppiata una piccola grande emergenza sanitaria. Prima 2, poi 4 casi di meningite. Improvvisamente. Da lì la paura del contagio ha fatto il resto. Le persone non frequentavano più i locali pubblici e si sono moltiplicate le richieste di vaccinazione. Tanto che nei comuni più a rischio (Conegliano, Pieve di Soligo, Treviso e Trevignano) è stata introdotta ed eseguita a tempi record la vaccinazione obbligatoria per i giovani tra i 15 e i 9 anni. Poi estesa in tutta la regione Veneto da metà gennaio.
C’erano tutti gli ingredienti perché montasse il caso mediatico e così è stato. Una malattia mortale e misteriosa che colpisce il cervello, il diffondersi del contagio in un breve arco di tempo e in una zona circoscritta, la comparsa del virus in un periodo, quello natalizio, durante il quale le notizie di cronaca certo non abbondano. Il solo potere della parola "meningite" scatenava la paura...
In realtà, al di là dell’effetto mediatico, le ragioni obiettive per credere di venir colpiti dalla meningite sono poche. Anzi il rischio di ammalarsi era superiore negli anni precedenti. Dal 2004 al 2007 le morti per meningite in Veneto non sono in aumento. Bensì in diminuzione: 32 morti nel 2007, 25 nel 2006, 15 nell’annus horribilis 2007. Intanto, però, la percezione del contagio è cresciuta. Potere dei media e della paura.
C’erano tutti gli ingredienti perché montasse il caso mediatico e così è stato. Una malattia mortale e misteriosa che colpisce il cervello, il diffondersi del contagio in un breve arco di tempo e in una zona circoscritta, la comparsa del virus in un periodo, quello natalizio, durante il quale le notizie di cronaca certo non abbondano. Il solo potere della parola "meningite" scatenava la paura...
In realtà, al di là dell’effetto mediatico, le ragioni obiettive per credere di venir colpiti dalla meningite sono poche. Anzi il rischio di ammalarsi era superiore negli anni precedenti. Dal 2004 al 2007 le morti per meningite in Veneto non sono in aumento. Bensì in diminuzione: 32 morti nel 2007, 25 nel 2006, 15 nell’annus horribilis 2007. Intanto, però, la percezione del contagio è cresciuta. Potere dei media e della paura.
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sabato 19 gennaio 2008
A bomba sugli hotel di lusso
L’hotel Des Bains è uno dei più belli al Lido di Venezia, costruito ai primi del novecento in stile liberty. Credo che anche “Morte a Venezia” di Thoms Mann sia stato ambientato lì. Lo frequenta una clientela internazionale di alto livello. Sarebbe perciò naturale pensare che anche i testi del sito internet siano in linea con il linguaggio e le abitudini dei suoi frequentatori.
Invece non è così. Nel bel mezzo della pagina introduttiva trovo una caduta di stile che neanche l’albergo di basso rango della ben più popolare Jesolo si permette. Tra le diverse attività offerte per rendere il soggiorno più interessante c’è la possibilità di sfidare “la famiglia in una gara di tuffi a bomba nella piscina esterna”. Si avete letto bene: tuffi a bomba! Me lo vedo proprio il gentleman inglese o il compito giapponese che si lancia di corsa in piscina per fare più schizzi possibili.
Una svista casuale? Non proprio. In un’altra pagina si legge: il “bar Colony, il posto migliore per sorbire (?) un cocktail rinfrescante”. Qui forse il traduttore ci ha messo del suo per peggiorare il testo, ma un impressione di sciatteria rimane. Quasi quasi scrivo all’Hotel Des Bains per proporre una consulenza di copywriting. Vediamo che succede.
Invece non è così. Nel bel mezzo della pagina introduttiva trovo una caduta di stile che neanche l’albergo di basso rango della ben più popolare Jesolo si permette. Tra le diverse attività offerte per rendere il soggiorno più interessante c’è la possibilità di sfidare “la famiglia in una gara di tuffi a bomba nella piscina esterna”. Si avete letto bene: tuffi a bomba! Me lo vedo proprio il gentleman inglese o il compito giapponese che si lancia di corsa in piscina per fare più schizzi possibili.
Una svista casuale? Non proprio. In un’altra pagina si legge: il “bar Colony, il posto migliore per sorbire (?) un cocktail rinfrescante”. Qui forse il traduttore ci ha messo del suo per peggiorare il testo, ma un impressione di sciatteria rimane. Quasi quasi scrivo all’Hotel Des Bains per proporre una consulenza di copywriting. Vediamo che succede.
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domenica 6 gennaio 2008
Testimonial di una frittata
Il testimonial è la tecnica che associa la testimonianza di un personaggio considerato autorevole (un esperto, una celebrità, un consumatore-tipo) per rafforzarne la credibilità di un prodotto.
Sull’uso di questa strategia l’opinione è controversa anche presso gli stessi pubblicitari. A volte “non funziona perché l’utente ricorda il testimonial e non il prodotto” secondo il parere di Milka Pogliani, presidente McCannErickson. A volte accade che il testimonial susciti reazioni negative. Alcune campagne pubblicitarie giocano sulla provocazione. Come nel caso di Marco Ahmetovic, il rom che investì e uccise quattro ragazzi vicino ad Ascoli, scelto come testimonial di una linea di abbigliamento. Ma cosa succede se a fare scandalo è Federazione italiana medici pediatri?
Novelli, uno dei principali gruppi alimentari italiani, per promuovere la linea Ovito ha scelto lo slogan "l'unico uovo approvato dalla Federazione italiana medici pediatri". Il testimonial sembrava perfetto per questo prodotto dalle caratteristiche particolari. Sono le uniche uova in Europa ad essere certificate perché non vengono usati coloranti sintetici e farine animali nei mangimi, sono consegnate entro 24 ore dalla deposizione, la data di confezionamento è segnata sul guscio. Invece il testimonial ha finito per rompere le uova nel paniere…
Un coro di polemiche si è levato tra consumatori, veterinari e medici che hanno contestato la scelta della Federazione italiana medici pediatri di favorire un particolare tipo di uovo. "Non trovo opportuno che un'associazione sindacale di professionisti spenda la propria sigla per una campagna pubblicitaria” ha fatto notare Amedeo Bianco, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici.
Sebbene l’iniziativa fosse del tutto lecita, nel settore alimentare non esistono divieti sull’uso dei testimonial a differenza di quanto accade per i medicinali, Novelli ha deciso di ritirare la pubblicità perché l’azienda non può permettersi di essere presa di mira. Rimante un banner nel sito internet che testimonia la bontà dell’uovo per i medici pediatri.
Sull’uso di questa strategia l’opinione è controversa anche presso gli stessi pubblicitari. A volte “non funziona perché l’utente ricorda il testimonial e non il prodotto” secondo il parere di Milka Pogliani, presidente McCannErickson. A volte accade che il testimonial susciti reazioni negative. Alcune campagne pubblicitarie giocano sulla provocazione. Come nel caso di Marco Ahmetovic, il rom che investì e uccise quattro ragazzi vicino ad Ascoli, scelto come testimonial di una linea di abbigliamento. Ma cosa succede se a fare scandalo è Federazione italiana medici pediatri?
Novelli, uno dei principali gruppi alimentari italiani, per promuovere la linea Ovito ha scelto lo slogan "l'unico uovo approvato dalla Federazione italiana medici pediatri". Il testimonial sembrava perfetto per questo prodotto dalle caratteristiche particolari. Sono le uniche uova in Europa ad essere certificate perché non vengono usati coloranti sintetici e farine animali nei mangimi, sono consegnate entro 24 ore dalla deposizione, la data di confezionamento è segnata sul guscio. Invece il testimonial ha finito per rompere le uova nel paniere…
Un coro di polemiche si è levato tra consumatori, veterinari e medici che hanno contestato la scelta della Federazione italiana medici pediatri di favorire un particolare tipo di uovo. "Non trovo opportuno che un'associazione sindacale di professionisti spenda la propria sigla per una campagna pubblicitaria” ha fatto notare Amedeo Bianco, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici.
Sebbene l’iniziativa fosse del tutto lecita, nel settore alimentare non esistono divieti sull’uso dei testimonial a differenza di quanto accade per i medicinali, Novelli ha deciso di ritirare la pubblicità perché l’azienda non può permettersi di essere presa di mira. Rimante un banner nel sito internet che testimonia la bontà dell’uovo per i medici pediatri.
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