
Altra carta vincente del Salone, nato oltre 10 anni fa, è l’approccio. Lancia un segnale preciso: in un momento storico, in cui si cercano strategie per uscire dalla crisi economica generale, è importante puntare patrimonio culturale e creativo dell’Italia.
Alla manifestazione è legato il Premio Venezia alla comunicazione. Durante l’anno un pool di esperti in scienze della comunicazione, giornalismo e storia dell’arte ha il compito di monitorare e segnalare le più interessanti azioni di comunicazione, rivolte alla valorizzazione e alla divulgazione dei beni e delle attività culturali. I migliori progetti vengono presentati nella giornata conclusiva.
Nella scorsa edizione sono stati premiati:
Natalia Aspesi, giornalista di Repubblica, premiata per il giornalismo d’inchiesta e la capacità di lettura degli eventi culturali,
Ileana Chiappini, premiata per i corsi di Storia dell’Arte tenuti all’Ateneo Veneto,
il Musec, corso di perfezionamento in economia e managment dei musei e dei servizi culturali dell’università di Ferrara, per aver offerto agli studenti gli strumenti per una intelligente valorizzazione, gestione e fruizione dei beni culturali,
il progetto Cappella Ovetari, nella chiesa degli Eremitani a Padova, per aver restituito la forza comunicativa di un’opera d’arte di Mantegna che si riteneva perduta per sempre attraverso una operazione culturale che ha saputo coniugare restauro architettonico, pittorico, ricerca storica e scientifica, apporto di innovative tecnologie scientifiche e disponibilità di finanziamenti pubblici e privati.
Io aggiungerei altri due premi. Alla miglior campagna pubblicitaria e al miglior sito web legati al mondo dell’arte e della cultura.
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