sabato 29 maggio 2010

Cos’è finito nel mio spritz?

Potrebbe andarvi di traverso il bicchiere di fronte ad una immagine così. Ma, in fondo, l’obiettivo è proprio questo. Nella nuova campagna pubblicitaria voluta dall’Ulss7 di Treviso per sensibilizzare le giovani madri sull’abuso di alcol in gravidanza è stata usata una immagine shock: un feto immerso in un popolare aperitivo con l’headline “Mamma beve, bimbo beve”.


La questione è seria. Non solo perché si tocca uno dei simboli di Treviso: lo spritz finora è stato sempre associato ad immagini positive e di festa come quelle delle campagne pubblicitarie di Aperol. Ma soprattutto perché i dati sul consumo di alcol nelle donne in Veneto sono preoccupanti. Ben il 66,5% delle ragazze dagli 11 anni in su ne fa uso ogni giorno e il 65% di loro non cambia abitudine in gravidanza con una serie di conseguenze che vanno dagli aborti spontanei ai parti prematuri, dalle malformazioni ai deficit cognitivi, di sviluppo e di linguaggio del nascituro.

La campagna, studiata da Fabrica, prevede anche un sito internet (che per ora permette solo di richiedere informazioni) e una serie di adesivi da attaccare agli specchi dei bagni delle donne di bar, ristoranti e discoteche.

sabato 22 maggio 2010

Questione di etichetta

Uno degli elementi più sottovalutati del web è la chiarezza delle voci dei menù e delle varie etichette testuali che si trovano sulle pagine di un sito internet. E’ una attività che viene realizzata all'ultimo momento perché si punta tutta l'attenzione sul visual design e sull'interfaccia. Ma una cattiva attività di labelling è spesso fonte di problemi di navigazione e di accesso alle informazioni. Quante volte abbiamo cliccato su un link e ci siamo ritrovati di fronte ad un contenuto inaspettato?

Non capita perciò tutti i giorni di essere coinvolto, fin dalle fasi iniziali di un progetto internet, nella scelta delle etichette di un sito. A dimostrare questa particolare sensibilità è una casa editrice che ha alle spalle una lunga storia e che, forse a torto, viene vista come depositaria di un sapere impolverato, fatto di enciclopedie e atlanti. Per la realizzazione del nuovo sito DeAgostini mi ha proposto una riflessione sul corretto labeling delle etichette che definiscono i diversi settori del suo vasto catalogo. Il raggruppamento non doveva essere autoreferenziale, basato sulle divisioni aziendali, ma radunare prodotti simili tra loro in funzione dei potenziali lettori. Il risultato è una sorta di tag cloud, ben visibile nella fascia alta del sito, che visualizza le voci del menù e il loro grado di importanza.

sabato 15 maggio 2010

Refusi di montagna

A volte inserire un palese errore di battitura nella headline che campeggia su un cartellone pubblicitario può essere un espediente per attirare l’attenzione e regalare un sorriso con un gioco di parole a chi legge. Ma l’effetto deve essere voluto, altrimenti dal divertimento si passa presto all’imbarazzo.


Un refuso, purtroppo non voluto, invece è capitato nelle Dolomiti Bellunesi. Da poco queste meravigliose montagne sono state dichiarate patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Un bel traguardo che merita di essere segnalato a tutti i turisti che si trovano a passare sotto quelle cime. Peccato, però, che nei cartelli posti all’ingresso dei 15 comuni del parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi ci sia un clamoroso svarione. Nel logo la definizione inglese "world heritage" (che significa patrimonio mondiale) è diventata, per un’inversione di lettere, "wolrd heritage".

L’errore è sempre dietro l’angolo e non risparmia nessuno. A volte si tratta semplicemente di una lettera battuta al posto di un’altra, di un accento dimenticato o di una inversione di caratteri. Questione di minuzie si potrebbe dire. Ma è proprio nei dettagli che sta la perfezione. Perfection is in the details.

sabato 10 aprile 2010

Un viaggio di parole

Il turismo continua ad essere un settore dove la creazione di contenuti per il web ed articoli sulle destinazioni di viaggio è molto richiesta. Al momento sto partecipando ad un nuovo progetto che dovrebbe sfociare in un portale che tratterà il mare, la montagna, l’arte e la cultura, i viaggi nel gusto e l’outdoor. Mi è stato chiesto di preparare dei testi di prova su questi argomenti. Eccone uno: Cortina, sulle tracce di Hemingway.


Alla scopetta dei luoghi preferiti dallo scrittore americano

In Italia dopo la guerra
Molti conoscono la storia di Ernest Hemingway soldato volontario durante la prima guerra mondiale sul fronte del Piave. Pochi conoscono, invece, le vicende più private dello scrittore innamorato dei paesaggi e delle atmosfere della regione Veneto. I luoghi conosciuti durante i momenti terribili della tragedia bellica esercitarono su di lui sempre un grande fascino e lo spinsero, a distanza di anni, a tornare per rivederli. Nel 1948 Hemingway soggiornò nuovamente l’Italia, questa volta a Cortina, concedendosi un piacevole periodo di vacanza. Troverà anche l’ispirazione per iniziare un nuovo libro, dopo dieci anni durante i quali non aveva praticamente scritto nulla.

Al centro della vita cortinese
Il secondo incontro tra Hemingway e il Veneto avvenne nel settembre del 1948. Lo scrittore americano abitò per qualche mese a Cortina e vi incontrò coloro che diventeranno i protagonisti del romanzo, ricco di riferimenti autobiografici, “Di là dal fiume e tra gli alberi”. Alla stesura definitiva vi lavorò, come da sua abitudine, al tavolino di un bar, quello dell’Hotel de la Poste. Annoverato tra i locali storici d'Italia è situato nel pieno centro, in piazza Roma, ed è da sempre luogo di ritrovo della mondanità ampezzana, apprezzato per i suoi cocktail. Davanti ad un Puccini, drink a base di champagne e mandarino inventato dall’estro barman Renato Haussman come rivisitazione invernale del Bellini, potete farvi incuriosire dalla vita cittadina che vi scorre intorno e, perché no, farvi ispirare…

Soggiorni tra le cime
Durante il suo soggiorno ampezzano Hemingway fu inizialmente ospite all’Hotel Concordia, aperto fuori stagione esclusivamente per lui. L’albergo è posto sulla famosa passeggiata di Corso Italia, la via principale di Cortina, oggi affollata di negozi alla moda e locali notturni. Costruito nel 1907 è stato rinnovato di recente, ma conserva ancora un’atmosfera d’antan con i balconi fioriti, le mura esterne rivestite in pietra e il caldo arredamento in legno. Successivamente, nella prima metà di dicembre, Hemingway ritornò a Cortina, dopo alcune settimane trascorse tra Venezia e Torcello, e si stabilì a Villa Aprile, una casa appena fuori città, presa in affitto dalla famiglia ebrea Aprile. La piccola residenza aveva una vista stupenda, circondata da grandi pendii erbosi coperti di neve. Era un luogo tranquillo per leggere e scrivere e l’ideale punto di partenza per le camminate verso le cime delle Dolomiti. A Villa Aprile Hemingway festeggiò il Capodanno del 1948 in compagnia della moglie Mary e dell’amica Fernanda Pivano. Ma qui incontrò, durante una battuta di caccia, anche la bellissima baronessa diciannovenne Adriana Ivancich. Perdutamente innamorato, le rivelò: “Quando ti ho conosciuta non riuscivo più a scrivere, è grazie a te che ho ricominciato”.

lunedì 5 aprile 2010

La comunicazione è un gioco di prestigio

Anche quest’anno al Salone del Mobile di Milano, l’appuntamento più importante per chi si occupa di arredamento e design, ci sarà qualcosa di mio. Continua la collaborazione con Pallucco che mi ha incarico della redazione dei testi di presentazione dei nuovi prodotti. Il più interessante è Tabard, un mantello-appendiabiti sorprendente come un gioco di prestigio. Ecco la sua descrizione:

Chi è il misterioso personaggio sospeso sul muro e nascosto dietro il mantello? Tutti gli indizi portano a… Denis Santachiara. Potrebbe essere l’intrigante inizio di un giallo di Sir Conan Doyle, invece, è la nuova giocosa proposta d’arredo ideata dall’eclettico designer italiano per Pallucco. Non serve perciò l’intuito dell’investigatore del mistero Sherlock Holmes, sempre raffigurato con indosso una vezzosa mantellina, per svelare l’arcano. Basta avvicinarsi e sbirciare sotto o di lato. Si scopre così che Tabard è un originale appendiabiti, unico nel suo genere perché protetto da un elegante guscio rigido semitrasparente. Nelle forme ricorda uno dei capi simbolo dell’abbigliamento di fine ottocento e inizio novecento: il tabarro (tabard in francese), il lungo soprabito senza cuciture che si avvolgeva intorno al corpo. Rispetto ad un normale attaccapanni, però, i ruoli sono invertiti. Mentre i tradizionali appendiabiti vengono coperti dai vestiti, al contrario Tabard copre i capi, li protegge dalla polvere e infonde una immagine inedita e curiosa a questo oggetto. Tabard è disponibile in due versioni: applique o piantana, ottenuta accoppiando i due mantelli. All’interno è posta una lampada che filtra la sua luce attraverso il materiale traslucido del mantello, contribuendo a creare un alone di mistero, fascino e seduzione.

sabato 20 marzo 2010

1000 internauti per Venezia 2020

Sarebbe stato più evocativo 2020 internauti per Venezia 2020. Ma tant’è, anche 1000 posson bastare.

Il comitato che sostiene la candidatura
di Venezia come sede per i XXXII Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020 chiama a raccolta il popolo di internet per battere la concorrenza interna di Roma, anch’essa in lizza per ospitare le Olimpiadi. I prossimi due mesi saranno decisivi per il Coni che è chiamato a scegliere la candidatura ufficiale per il nostro paese.

Dopo gli attestati di sostegno espressi dalle istituzioni del territorio e l’adesione di oltre mille imprese private alla campagna di endorsement “Noi ci crediamo”, il testimone della simbolica staffetta ora passa alla rete. Si cercano mille interventi e adesioni, fra messaggi di status, post dedicati sui blog, multimedia e adozioni di badge personalizzati che serviranno a rafforzare la proposta di una Olimpiade ospitata, per la prima volta, nello scenario fantastico di Venezia e in tutto il Nordest.

Essere uno dei mille significa mostrare il proprio supporto al progetto attraverso uno o più dei propri presidi online: profilo Facebook, blog, account Twitter o Friendfeed, album Flickr, canale YouTube e così via, a seconda dello strumento preferito. Se volete concorrere con Venezia 2020 rispondete all’appello sul sito ufficiale.

sabato 27 febbraio 2010

Guardare, vedere

Gioca sulle sfumature di significati tra termini apparentemente simili la campagna pubblicitaria lanciata per promuovere la mostra dedicata al pittore Cima da Conegliano.


Alcune mostre si vedono. Altre si guardano” è l’headline che campeggia nelle locandine, nei flyer e nelle maxi affissioni posizionate in alcuni punti ad alta affluenza di Conegliano. Vedere come sguardo sfuggente e veloce tra le sale di un museo non particolarmente interessante. Guardare come osservazione appassionata e approfondita dei quadri alla scoperta dei dettagli che appagano gli occhi e lo spirito.


Ma è anche un invito a scoprire un autentico poeta del paesaggio che per la prima volta guardò con occhi nuovi alla natura e al territorio. Cima è stato il primo artista che ha lasciato l'utopia del paesaggio ideale per restituire, invece, in scenari incantati, una
resa topografica e concreta dei colli trevigiani.

Alla mostra è associato anche un sito internet, dove però non viene ripreso lo stesso headline. Chissà perché nella homepage non c’è uno slogan e nella pagina interna è sostituito dal titolo “Dove l’amore per la propria terra si fa arte”.