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venerdì 24 aprile 2009

La favola di Robin Good

Se un freelance si guadagna da vivere pubblicando solo su internet fin dal 2004 è bene starlo a sentire. Qualcosa si impara di sicuro. Costui è Robin Good (al secolo Luigi Canali de Rossi), micro editore di Masternewmedia.org, un quotidiano online di controinformazione e nuove tecnologie che realizza quasi da solo, riuscendo a trarne discreti profitti.

Google, ed in particolare AdWords e AdSense, gli hanno cambiato la vita. Questi programmi gli consentono di mettere delle pubblicità di Google e dei suoi partner sul proprio sito a fianco dei contenuti e di ricevere un compenso ogni volta che questi link pubblicitari vengono cliccati. Certo il fatto di pubblicare in inglese, oltre che in italiano, lo aiuta attirare visitatori, ma è innegabile che la sua forza sono i contenuti. I suoi articoli sono molto più lunghi della media di internet e sono molto dettagliati.

Robin Good punta molto sull’informazione approfondita e specialistica. Indica chiaramente come una possibile strada per guadagnare attraverso internet l’apprendimento. Creando delle guide pratiche su un tema specifico è possibile trovare persone disposte a pagare per avere quei contenuti o almeno attrarre visitatori sul sito e ricavare attraverso le inserzioni di Google. Quanto all’argomento non c’è che l’imbarazzo della scelta. Non si deve per forza rimanere legati alle tecnologie. Anche l’herpes può andare bene. Le persone sono alla ricerca di risposte in qualsiasi settore. Parola di guru.

sabato 29 novembre 2008

Millenians

Ieri c’è stata la presentazione di una ricerca sulle imprese dell’area internet fatta dal Distretto DigitalMediale Veneto. Le premesse per un convegno interessante c’erano, ma i contributi non hanno aggiunto nulla di nuovo a quanto già si sapeva. Tranne l’intervento di Fabrizio Rauso di Alcatel che ringrazio per la definizione di millenians. Forse a Milano spopola, ma a Treviso non l’avevo ancora mai sentita.

I millenians sono i ragazzi nati dopo il 1977, cresciuti con Internet, MTv, il telefonino, Nintendo Wii e ora anche Facebook. Quindi dopo la generazione X e quella Y c’è finalmente una etichetta per identificare i giovani protagonisti degli anni 2000. A questa nuova generazione devono essere in grado di parlare oggi le imprese e i siti internet. In realtà se si sostituisce a Facebook, il blog o la community e a Wii la Playstation non vedo grandi differenze rispetto a quello che si diceva 5 o 10 anni fa.

Altro risultato non particolarmente sorprendete è che le imprese digitalmediali siano giovani (il 72% è stato costituita dopo il 1996), abbiano fondatori giovani (meno di 44 anni) e attraggano dipendenti giovani (l’età media è 33 anni).

L’unica novità dell’indagine è la relazione tra le imprese internet venete e la crisi economica. Hanno una visione più positiva sul futuro rispetto al resto del sistema economico italiano, ritengono di avere le carte in regola per crescere, nonostante la recessione, e il 72% di loro pensa di incrementare il proprio organico nei prossimi 3-5 anni. C’è speranza insomma.