giovedì 24 aprile 2008

5 per mille di questi annunci

Apro L’Espresso e, dopo la prima pagina, trovo un post it. E’ l’invito a devolvere il 5 per mille della dichiarazione dei redditi al WWF.

In questo periodo mi stanno arrivando parecchie e-mail pubblicitarie sull’argomento. Nessuna aveva attratto la mia attenzione. Questo annuncio, invece, è interessante. Alla base c’è una buona idea: il post it lo puoi staccare dal giornale e attaccarlo sul computer o sulla scrivania. O, cosa più importante ancora, puoi portarlo con te dal commercialista per avere sottomano il codice fiscale dell’associazione quando si tratterà di scegliere a chi destinare il denaro.

La parte centrale dell’annuncio è scritto a penna, come se si trattasse di un vero post it e aumenta il senso di personalizzazione.
L’headline recita: “Proteggere la natura”. Accompagnato dalla frase: “A te non costa nulla in più: basta una firma, per la natura sarà un aiuto importante”. Forse si poteva scegliere l’imperativo “Proteggi”, come forma verbale del titolo, ma anche così funziona perché sembra un pro memoria. Trovo molto bello anche l’attacco del bodycopy: a te non costa nulla…

Ah dimenticavo, devolvendo il 5 per mille al WWF, si possono vincere 5 weekend in un agriturismo Fattorie del Panda.

mercoledì 23 aprile 2008

Tesoro, mi si è ristretto il nome

Spazio, ultima frontiera dal naming selvaggio. Se pensate di essere intelligenti o spiritosi allora anche voi dovete scegliere per la vostra attività un nome composto da un insieme di parole scritte e pronunciante tutte attaccate. Basta togliere gli spazi e il gioco è fatto.

Si sta diffondendo in provincia di Treviso un tremendo virus al quale non riescono a sfuggire ristoranti, cocktail bar, pizzerie... Questa volta però la meningite non centra. Chi lo contrae perde per sempre gli spazi che normalmente separano una parola dall’altra, dando vita a incomprensibili titoli. Un caso poteva essere isolato, due una semplice coincidenza, tre cominciano a diventare una moda. Preoccupante.


Fino a poco tempo fa sembrava d’obbligo per discoteche darsi un nome femminile, tipo Margot, Priscilla, Fujiko, Naomi. Oggi la tendenza è eliminare gli spazi di separazione. Ben tre locali vi hanno già rinunciato: Laltrogusto (cocktail bar a Cessalto), Piaceridigola (ristorante self service a Oderzo) e Langolodivino (wine bar a Treviso). Se quest’ultimo è in parte giustificabile, cerca di giocare sul doppio significato di vino e divino, per gli altri non ci sono scuse. Se non un incomprensibile gesto creativo del gestore. D'altronde il nome non è poi così importante…

sabato 5 aprile 2008

Venezia è viva, non sta affondando

E’ uscito il secondo numero di una nuova interessante rivista dedicata a Venezia.

Alla faccia di chi la vorrebbe sommersa dalla marea e dall’invasione dei turisti “Venice is not sinking”, Venezia non sta affondando, anzi batte dei segnali di risveglio culturale.


L’idea che comunemente si ha di Venezia è di una città invasa dai turisti tanto che, a volte, la sua unicità, appare più un ostacolo che una reale opportunità. Venice is not sinking vuole ribaltare la prospettiva e mostrare l’autonomia culturale della città e, soprattutto, dei veneziani, nativi o adottati, e di tutte quelle espressioni spontanee di “venezianità”.

VINS è una scritta sul muro di un grafico americano ospite a Venezia, una fotografia di tutto quello che resiste in città, una rivista, scritta e disegnata, in bianco e nero, un'antologia di volti: jazzisti, poeti, osti, sacerdoti, contesse, giovani, muratori, architetti, cassiere, gondolieri, ottici, grafici, scrittori, vagabondi...
Venice is not sinking vuole dare spazio e voce alle visioni, spesso insospettabili, che pervadono la città attraverso le persone che la vivono e la animano.

La rivista curata da Studio Camuffo è fatta di interventi, interviste e rubriche, fumetti e racconti, idee espresse in forme di singoli pensieri, reportage e illustrazioni. La trovate nelle librerie di Venezia e Mestre, ma anche nelle migliori edicole.

sabato 29 marzo 2008

O lui o...

Ha fatto molto parlare di se in questi giorni a Treviso la campagna pubblicitaria elettorale del candidato sindaco della sinistra Arcobaleno Nicola Atalmi. Merito di due azzeccatissimi manifesti.

In mezzo ad una marea di volti politici, non sempre fotogenici, che ti guardano dall’alto ha fatto scalpore una pubblicità, in cui le persone sono sostituire dagli animali. Gli spregiudicati manifesti raffigurano un gallo e un maiale con tanto di fascia tricolore e la scritta “O lui, o Atalmi”.

Anche se non ci sono riferimenti diretti e un asterisco avvisa che ogni riferimento a persone è puramente casuale, i più maliziosi hanno visto dei chiari rimandi alla scena politica trevigiana. Il gallo rappresenta il pro-sindaco Giancarlo Gentili (che alcuni giorni prima si era profeticamente ed involontariamente paragonato al classico gallo del pollaio), mentre il maiale alluderebbe al sindaco uscente Gian Paolo Gobbo.

In pochi giorni i manifesti sono andati letteralmente andati a ruba, con tanto di distribuzione pubblica delle rarità al mercato cittadino e asta on line su Ebay per aggiudicarsi l’ultima copia autografata.


Atalmi, sia chiaro, non vincerà mai a Treviso. Ma di sicuro si sarà divertito ad infastidire i suoi storici rivali.

sabato 15 marzo 2008

La lettera è una S

Continua la collaborazione con l’azienda di design Pallucco.

Questa volta mi è stato chiesto di scrivere una lettera di invito all’ormai prossimo Salone del Mobile.


Oltre ad invogliare la visita allo stand, accennando alle novità di prodotto, tra cui un tavolo disegnato da Jean Nouvel, la lettera doveva anche proporre agli architetti la possibilità di collaborazione in progetti futuri, facendo leva sulle caratteristiche dell’azienda e i progetti già realizzati.


Come riuscire a far stare tutto in un foglio A4? Mi sono ricordato degli studi di Siegfried Voghele. Quando leggiamo una lettera non procediamo con regolarità dall’inizio alla fine. Ma il nostro occhio si sposta sul foglio tracciando una S.


Prima si guarda il logo dell’azienda per capire da chi arriva, poi l’indirizzo per controllare che sia rivolta proprio a noi. Quindi ci si ferma sull’oggetto ed è importante catturare il lettore con un buon titolo perché l’attenzione poi fugge via, verso il basso, fino alla firma del mittente e al post scriptum. Solo poi risale e inizia la lettura del corpo centrale della lettera con ordine.
Molto utile per distribuire gli spazi ed organizzare i concetti.

E tu che albero sei?

Ecco una curiosa iniziativa per ritrovare il rapporto con la natura.

Nell’oasi naturalistica di Cervara, alle sorgenti del fiume Sile, fino al 27 aprile c’è una (audio) mostra davvero particolare. L’esplorazione nelle sale del centro visitatori è accompagnata dalla voce di Mauro Corona, apprezzato scrittore nonché uno dei più importanti scultori lignei contemporanei.


I protagonisti della mostra sono mezzi tronchi di differenti specie tra cui l’abete bianco, la quercia, il pioppo, il larice ed il cirmolo. Gli alberi provengono da Erto, paese natale di Corona, tristemente famoso per la tragedia del Vajont che si svolse poco più sotto. I tronchi sono stati tagliati dai boscaioli del luogo con l’impiego di cunei tradizionali.


A Cervara avvicinandosi agli imponenti tronchi si entra in relazione con la voce intensa e roca dello scrittore diffusa attraverso lettori MP3 portatili che non intralciano la visita. Si ascoltano le riflessioni di Corona che molto ha scritto sul rapporto tra l’uomo e la montagna uomini.


L’originalità del percorso consiste nel proporre un punto di vista spesso sottovalutato. Dall’osservazione si scopre che i tronchi hanno colori, odori, dimensioni diverse. Persone e alberi hanno molte più cose in comune di quanto si è soliti pensare. E diventa naturale chiedersi a quale albero si assomigli.

sabato 2 febbraio 2008

Parole di design

Pallucco è uno dei nomi che contano nel design. Forse non è molto conosciuto tra i non addetti ai lavori. Ma tra i suoi prodotti ci sono delle autentiche icone di stile come la libreria Continua di Hannes Wettstein e la lampada Fortuny (al settantaquattresimo posto tra i mille oggetti dell’antologia dei classici del design stilata da Phaidon).

Insomma, Pallucco è una delle poche aziende che ricerca davvero nuove soluzioni estetiche e progettuali e non si limita a seguire a ruota. Fa piacere che si siamo rivolti a me per scrivere il nuovo profilo aziendale. Dopo un riassetto societario, ma sempre nel segno del design.


Il nuovo profilo fa così:
Fondata a Roma negli anni ’70, Pallucco ha sempre rappresentato un unicum, allontanandosi dallo stile dominante per sperimentare nuove soluzioni, tanto nel settore del mobile quanto della luce. Con sensibilità al design ha ricercato forme particolari ed oggetti d’arredamento dai forti contenuti estetici e progettuali fino a diventare una delle poche vere Design Company di livello internazionale. L’attuale produzione è un mix di oggetti contemporanei, storici e senza tempo, come l’intramontabile icona di eleganza espressa dalla lampada disegnata da Mariano Fortuny nel 1907 e riattualizzata nelle versioni del centenario da Studio Out. I complementi d’arredo (librerie, contenitori, lampade) si distinguono per l’originalità, lo stile anticonformista e la capacità di suscitare emozioni attraverso il design che diventa protagonista dello spazio. Lo spirito internazionale ed eclettico di Pallucco si delinea oggi attraverso le collaborazioni con i designer Hannes Wettstein, Asnago e Vender, Enrico Franzolini e Vicente Garcia Jimenez, Kazuhiro Yamanaka, Susanne Philippson, Sergio Calatroni, Christian Deuber, Andrea Marcante, Bresciani e Bonifaccio.