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Ritorno sull’argomento della scelta dei nomi dei locali notturni che ho già trattato in un post precedente. Questa volta per evidenziare un esempio positivo.Il locale in questione si chiama Borsò e ha appena aperto. Il nome non è sicuramente banale. Si potrebbe obiettare che, ad una prima lettura, sembra difficile individuare un rimando associato al termine, un collegamento che riveli un secondo significato. Ma, se si è curiosi, si scopre che dietro c’è tutta una storia. Segno che per una volta si è riflettuto sul naming.Il termine Borsò è l’adattamento locale dell’originale francese Borseaux. Indicava un pergolato estivo, in origine frasca con successiva balera molto in voga negli anni ’20. La parola finì per identificare, per estensione, un preciso luogo di ritrovo e socializzazione a San Polo di Piave sulle sponde del fiume Lia che rispondeva a queste caratteristiche.In quello stesso luogo ora risorge il locale che eredita il nome dal passato, ma vuole anche proporsi come trait d’union tra tradizione e nuovi modi del vivere essenziale. Borsò presenta una cucina della memoria rivisitata in un ambiente minimal contestualizzato alla storicità del luogo, Serve i piatti tradizionali, alleggeriti nella tecnica, veloci da preparare con prodotti stagionali e curati da una presentazione moderna.
Da 0 a 100 in 56 pagine. E’ in edicola la guida ai migliori 100 locali dell’estate in abbinamento a Max di giugno. “Top 100 places for your summer” è stata affidata dal mensile giovane di casa RCS a 2night. Quindi i lounge bar e gli style restaurant selezionati nella provincia di Treviso sono curati da me, fotografie comprese.
Quest’estate due sono gli indirizzi giusti per il divertimento di Marca. A Treviso è l’Asha a proporsi come allettante antagonista ai resort della riviera, impegnandosi in una sfida non facile: tenere in città i frequentatori dei locali. A dispetto del caldo; grazie ad un raffinato giardino e un ristorante di alta cucina che non disdegna una situazione informale da aperitivo il giovedì.
In provincia, uno dei più bei giardini estivi d’Italia è il vanto del Momà di Asolo, ristorante di cucina veneto revisited e, dopocena, incantevole meeting point tra spazi di design e dj set.Oltre che in edicola, la guida viene distribuita nei locali top 100 d’Italia, collocata all’interno di uno speciale espositore in acciaio e vetro con due scomparti separai per Max e per 2night. La collaborazione tra le due testate continuerà per tutto l’anno e tra sei mesi vedrà la luce la versione invernale delle guida.
Spesso gli italiani sono accusati (anche a ragione) di non avere un buon feeling con le lingue straniere. A quanto pare il vizio è reciproco: anche gli inglesi non scherzano.
Su un free press locale ho trovato un annuncio pubblicitario scritto in un italiano alquanto imbarazzante. Eccolo:“Hai bisogno di un sito internet? Noi ti facciamo un sito sia in italiano che in inglese allo stesso prezzo e molto competativo nel mercato. Scegli un sito tra quelli già fatti e disponibile in template oppure disegniamone uno assieme! In ogni caso, un sito internet è fondamentale al giorno d’oggi!”
Anche la grammatica e la sintassi italiana, mi verrebbe da dire. A parte l’errore grammaticale, nel testo ci sono almeno due periodi (su quattro) che, anche se sono formalmente corretti, per un italiano suonano sgradevoli da leggere. E fanno accendere la spia dell’attenzione. Dopo aver visto l’annuncio, vi affidereste a questa azienda per sviluppare il vostro sito internet e la vostra comunicazione on line, se è davvero così fondamentale al giorno d’oggi? Non sarebbe stato meglio affidarsi ad un copywriter italiano (o almeno ad un traduttore) per scrivere il bodycopy dell’annuncio? E magari anche per i testi dei siti internet da realizzare per i clienti?
Scrivere una lettera di scuse non è mai semplice. Scriverne tre può sembrare impresa difficile da portare a termine.
Nell’ultimo periodo mi è capitato di dover scrivere diversi tipi di lettere che sono attinenti alla sfera commerciale, ma che richiedono una dose in più di sensibilità. Mi è stato commissionato, tra l’altro, anche un lavoro per comporre tre diverse lettere di scuse da inviare ai clienti di una azienda per informare del ritardo nella consegna del materiale. E del ritardo sul ritardo…
La prima cosa da fare in una lettera di scuse è ammettere la colpa. Spesso la prima reazione è cercare di difendere la propria posizione e scaricare la colpa su qualcun altro. Così però si potrebbe urtare ancora di più il sistema nervoso di chi ha già subito un danno. Si ottiene, invece, un risultato migliore ammettendo subito il torto e scusandosi. Poi si potrà cercare di spiegare gli aspetti negativi e mettere in luce i meriti, se ci sono stati, nel tentativo di lenire il disagio.
Per variare la struttura della lettera, in modo che il malcapitato che riceve tre missive di scuse non legga sempre la stessa versione un po’ modificata, si può ricorrere alla tecnica che gli americano chiamano “kiss, kick, kiss”: una cattiva notizia messa in mezzo tra due positive.
Apro L’Espresso e, dopo la prima pagina, trovo un post it. E’ l’invito a devolvere il 5 per mille della dichiarazione dei redditi al WWF.In questo periodo mi stanno arrivando parecchie e-mail pubblicitarie sull’argomento. Nessuna aveva attratto la mia attenzione. Questo annuncio, invece, è interessante. Alla base c’è una buona idea: il post it lo puoi staccare dal giornale e attaccarlo sul computer o sulla scrivania. O, cosa più importante ancora, puoi portarlo con te dal commercialista per avere sottomano il codice fiscale dell’associazione quando si tratterà di scegliere a chi destinare il denaro.
La parte centrale dell’annuncio è scritto a penna, come se si trattasse di un vero post it e aumenta il senso di personalizzazione. L’headline recita: “Proteggere la natura”. Accompagnato dalla frase: “A te non costa nulla in più: basta una firma, per la natura sarà un aiuto importante”. Forse si poteva scegliere l’imperativo “Proteggi”, come forma verbale del titolo, ma anche così funziona perché sembra un pro memoria. Trovo molto bello anche l’attacco del bodycopy: a te non costa nulla…
Ah dimenticavo, devolvendo il 5 per mille al WWF, si possono vincere 5 weekend in un agriturismo Fattorie del Panda.
Spazio, ultima frontiera dal naming selvaggio. Se pensate di essere intelligenti o spiritosi allora anche voi dovete scegliere per la vostra attività un nome composto da un insieme di parole scritte e pronunciante tutte attaccate. Basta togliere gli spazi e il gioco è fatto.
Si sta diffondendo in provincia di Treviso un tremendo virus al quale non riescono a sfuggire ristoranti, cocktail bar, pizzerie... Questa volta però la meningite non centra. Chi lo contrae perde per sempre gli spazi che normalmente separano una parola dall’altra, dando vita a incomprensibili titoli. Un caso poteva essere isolato, due una semplice coincidenza, tre cominciano a diventare una moda. Preoccupante. Fino a poco tempo fa sembrava d’obbligo per discoteche darsi un nome femminile, tipo Margot, Priscilla, Fujiko, Naomi. Oggi la tendenza è eliminare gli spazi di separazione. Ben tre locali vi hanno già rinunciato: Laltrogusto (cocktail bar a Cessalto), Piaceridigola (ristorante self service a Oderzo) e Langolodivino (wine bar a Treviso). Se quest’ultimo è in parte giustificabile, cerca di giocare sul doppio significato di vino e divino, per gli altri non ci sono scuse. Se non un incomprensibile gesto creativo del gestore. D'altronde il nome non è poi così importante…
E’ uscito il secondo numero di una nuova interessante rivista dedicata a Venezia.
Alla faccia di chi la vorrebbe sommersa dalla marea e dall’invasione dei turisti “Venice is not sinking”, Venezia non sta affondando, anzi batte dei segnali di risveglio culturale. L’idea che comunemente si ha di Venezia è di una città invasa dai turisti tanto che, a volte, la sua unicità, appare più un ostacolo che una reale opportunità. Venice is not sinking vuole ribaltare la prospettiva e mostrare l’autonomia culturale della città e, soprattutto, dei veneziani, nativi o adottati, e di tutte quelle espressioni spontanee di “venezianità”.
VINS è una scritta sul muro di un grafico americano ospite a Venezia, una fotografia di tutto quello che resiste in città, una rivista, scritta e disegnata, in bianco e nero, un'antologia di volti: jazzisti, poeti, osti, sacerdoti, contesse, giovani, muratori, architetti, cassiere, gondolieri, ottici, grafici, scrittori, vagabondi... Venice is not sinking vuole dare spazio e voce alle visioni, spesso insospettabili, che pervadono la città attraverso le persone che la vivono e la animano.
La rivista curata da Studio Camuffo è fatta di interventi, interviste e rubriche, fumetti e racconti, idee espresse in forme di singoli pensieri, reportage e illustrazioni. La trovate nelle librerie di Venezia e Mestre, ma anche nelle migliori edicole.