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L’idea era di quelle folli: creare un festival di cortometraggi in un piccolo paesino in riva al lago che mai si era interessato di cinema. E come tutte le idee folli ha avuto successo. Così quattro anni fa è nato il Lago Film Festival, una rassegna di corti che vengono proiettati da una piattaforma galleggiante sull’acqua o nei cortili delle case, mentre il pubblico si siede molto informalmente sull’erba del declivio o sulle sedie di tutti i giorni.
Oltre che per la location di grande impatto (Lago è un paesino incantato che conserva l’atmosfera dei tempi passati con case e muretti in pietra illuminati dalla luce delle candele), il festival si fa apprezzare anche per la qualità dei cortometraggi che sono aumentati di numero e di valore nel corso degli anni.
Tra i premi assegnati c’è quello per la migliore sceneggiatura dedicato al bellunese Rodolfo Sonego, una delle personalità più luminose del cinema italiano, collaboratore ed amico di Alberto Sordi, nonché sceneggiatore di molti sui film, come “Il vigile”, “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata", “Il moralista”, "Una vita difficile".
Ieri sera è stato proiettato un documentario-intervista realizzato da Carlo Lizzani a Sonego, in cui lo sceneggiatore descrive la sua carriera e il suo modo di scrivere per il cinema. Nei suoi racconti o nelle sue sceneggiature ricercava sempre un’idea o una trovata, come la chiamava. Ci doveva essere un soggetto forte che contenesse dentro una metafora della vita e della società. Una volta individuato permetteva allo scrittore di conoscere fin dall’inizio come si sarebbe sviluppato e concluso il film. Sono nati da questi colpi di genio le intuizioni per l’annunciatore bravissimo, ma per nulla fotogenico, interpretato da Sordi in “Guglielmo il dentone” o l’episodio in “Roma ore 11” della donna che rifiuta i soccorsi e muore per non mostrare la misera biancheria che portava sotto il vestito.
L’altro giorno mentre ero in macchina ho sentito casualmente uno spot radiofonico che avevo scritto l’anno scorso per la catena di negozi di abbigliamento Pellizzari. Li seguo nei testi per conto di un amico designer: Zaven.
Sorpresa e compiacimento sono state le prime sensazioni. La sorpresa è stata grande, come per tutte le cose inaspettate. L’anno scorso, quando ho composto i testi, forse non ero completamente obiettivo, anche se lo spot radio mi piaceva molto. Quando ci si impegna in un lavoro, spesso, si tende ad essere indulgenti verso se sessi e considerare bellissime le parole trovate. Per questo è sempre meglio chiedere il parere di qualcuno di fidato prima di passare alla registrazione.
Mi sono anche stupito che il testo sia ancora attuale. C’è stata solo una piccola riedizione per cambiare la data di inizio della promozione. Lo spot era stato fatto in occasione dei saldi della passata stagione. E’ un argomento non facile da trattare si vuole cercare di creare qualcosa di creativo e non limitarsi a dire: saldi del 30%. Invece il cliente voleva proprio qualcosa di diverso e fresco. Ne è venuto fuori un spot che gioca con le parole tra italiano e inglese. Molto glamour, ma per una azienda che vende abbigliamento va benissimo. Anche a distanza di un anno.
Adesso non avrete problemi ad ordinare lo spumante italiano, coltivato tra le colline di casa, anche oltreoceano. E se il barman storce la bocca e assume un’aria perplessa, la colpa è tutta sua: il Prosecco è entrato anche nel primo dizionario americano. Non ci sono scuse.
Spesso accade che siano le parole straniere ad entrare nel vocabolario italiano. A volte succede il contrario, che siano i termini italiani a meritarsi uno spazio sui dizionari degli altri paesi. Segno che la nostra lingua è ancora viva. In quei casi c’è da brindarci su…
A maggior ragione se il vocabolo in questione non è altri che Prosecco. Il nome, che identifica il vitigno coltivato tra Conegliano e Valdobbiadene, è diventato così popolare negli Stati Uniti da entrare nella nuova edizione del Merriam - Webster's Collegiate Dictionary. Nell'opera vengono pubblicate esclusivamente le parole straniere divenute di uso comune. Il rovescio della medaglia è che il Prosecco sta diventando troppo famoso e il termine rischia di essere usato per definire il vino con le bollicine in generale, perdendo la sua precisa identità.
Per difendere l’originalità del Prosecco potrebbe scendere in campo Alessandro Del Piero, come testimonial del prodotto. E’ questa la proposta del presidente della Coldiretti Fulvio Brunetta che, per festeggiare l’inserimento del vocabolo Prosecco nel dizionario Usa, ha invitato il calciatore ad un brindisi pubblico, magari in piazza dei Signori a Treviso, con un bel messaggio "Per la difesa del Made in Italy abbiamo bisogno di aiuto in attacco”.
Ritorno sull’argomento della scelta dei nomi dei locali notturni che ho già trattato in un post precedente. Questa volta per evidenziare un esempio positivo.Il locale in questione si chiama Borsò e ha appena aperto. Il nome non è sicuramente banale. Si potrebbe obiettare che, ad una prima lettura, sembra difficile individuare un rimando associato al termine, un collegamento che riveli un secondo significato. Ma, se si è curiosi, si scopre che dietro c’è tutta una storia. Segno che per una volta si è riflettuto sul naming.Il termine Borsò è l’adattamento locale dell’originale francese Borseaux. Indicava un pergolato estivo, in origine frasca con successiva balera molto in voga negli anni ’20. La parola finì per identificare, per estensione, un preciso luogo di ritrovo e socializzazione a San Polo di Piave sulle sponde del fiume Lia che rispondeva a queste caratteristiche.In quello stesso luogo ora risorge il locale che eredita il nome dal passato, ma vuole anche proporsi come trait d’union tra tradizione e nuovi modi del vivere essenziale. Borsò presenta una cucina della memoria rivisitata in un ambiente minimal contestualizzato alla storicità del luogo, Serve i piatti tradizionali, alleggeriti nella tecnica, veloci da preparare con prodotti stagionali e curati da una presentazione moderna.
Da 0 a 100 in 56 pagine. E’ in edicola la guida ai migliori 100 locali dell’estate in abbinamento a Max di giugno. “Top 100 places for your summer” è stata affidata dal mensile giovane di casa RCS a 2night. Quindi i lounge bar e gli style restaurant selezionati nella provincia di Treviso sono curati da me, fotografie comprese.
Quest’estate due sono gli indirizzi giusti per il divertimento di Marca. A Treviso è l’Asha a proporsi come allettante antagonista ai resort della riviera, impegnandosi in una sfida non facile: tenere in città i frequentatori dei locali. A dispetto del caldo; grazie ad un raffinato giardino e un ristorante di alta cucina che non disdegna una situazione informale da aperitivo il giovedì.
In provincia, uno dei più bei giardini estivi d’Italia è il vanto del Momà di Asolo, ristorante di cucina veneto revisited e, dopocena, incantevole meeting point tra spazi di design e dj set.Oltre che in edicola, la guida viene distribuita nei locali top 100 d’Italia, collocata all’interno di uno speciale espositore in acciaio e vetro con due scomparti separai per Max e per 2night. La collaborazione tra le due testate continuerà per tutto l’anno e tra sei mesi vedrà la luce la versione invernale delle guida.
Spesso gli italiani sono accusati (anche a ragione) di non avere un buon feeling con le lingue straniere. A quanto pare il vizio è reciproco: anche gli inglesi non scherzano.
Su un free press locale ho trovato un annuncio pubblicitario scritto in un italiano alquanto imbarazzante. Eccolo:“Hai bisogno di un sito internet? Noi ti facciamo un sito sia in italiano che in inglese allo stesso prezzo e molto competativo nel mercato. Scegli un sito tra quelli già fatti e disponibile in template oppure disegniamone uno assieme! In ogni caso, un sito internet è fondamentale al giorno d’oggi!”
Anche la grammatica e la sintassi italiana, mi verrebbe da dire. A parte l’errore grammaticale, nel testo ci sono almeno due periodi (su quattro) che, anche se sono formalmente corretti, per un italiano suonano sgradevoli da leggere. E fanno accendere la spia dell’attenzione. Dopo aver visto l’annuncio, vi affidereste a questa azienda per sviluppare il vostro sito internet e la vostra comunicazione on line, se è davvero così fondamentale al giorno d’oggi? Non sarebbe stato meglio affidarsi ad un copywriter italiano (o almeno ad un traduttore) per scrivere il bodycopy dell’annuncio? E magari anche per i testi dei siti internet da realizzare per i clienti?
Scrivere una lettera di scuse non è mai semplice. Scriverne tre può sembrare impresa difficile da portare a termine.
Nell’ultimo periodo mi è capitato di dover scrivere diversi tipi di lettere che sono attinenti alla sfera commerciale, ma che richiedono una dose in più di sensibilità. Mi è stato commissionato, tra l’altro, anche un lavoro per comporre tre diverse lettere di scuse da inviare ai clienti di una azienda per informare del ritardo nella consegna del materiale. E del ritardo sul ritardo…
La prima cosa da fare in una lettera di scuse è ammettere la colpa. Spesso la prima reazione è cercare di difendere la propria posizione e scaricare la colpa su qualcun altro. Così però si potrebbe urtare ancora di più il sistema nervoso di chi ha già subito un danno. Si ottiene, invece, un risultato migliore ammettendo subito il torto e scusandosi. Poi si potrà cercare di spiegare gli aspetti negativi e mettere in luce i meriti, se ci sono stati, nel tentativo di lenire il disagio.
Per variare la struttura della lettera, in modo che il malcapitato che riceve tre missive di scuse non legga sempre la stessa versione un po’ modificata, si può ricorrere alla tecnica che gli americano chiamano “kiss, kick, kiss”: una cattiva notizia messa in mezzo tra due positive.