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martedì 22 settembre 2009

Quando è la provincia ad osare

Sarà forse banale. Ma a me è piaciuta. Anche perché non sembra la pagina pubblicitaria di un ente statale. E, si sa, la sorpresa ha sempre un valore in pubblicità.
Per una volta l’amministrazione pubblica ha scelto di osare, senza strafare, proponendo uno stile fresco, scherzoso e moderno.

La provincia di Treviso ha cambiato sede, spostandosi nella struttura che fu l’ex Ospedale Sant’Artemio (in precedenza ha ospitato il manicomio). Per comunicarlo ai propri cittadini ha realizzato una campagna stampa sui quotidiani locali. L’immagine usata è abbastanza inconsueta per il settore. Ci si aspetterebbe di vedere la classica foto del nuovo edificio. Invece sono state usate delle fotografie che ritraggono delle persone dall’aria sorpresa che sbucano in mezzo ad alberi e siepi (probabilmente sono state scattate nel giardino stesso di Sant’Artemio).

L’immagine è accompagnata dall’headline: “La tua provincia cambia sede. Sant’Artemio. Tutto da scoprire”. Semplice, forse scontata, ma in fondo dice, senza tanti giri di parole, quello che deve dire. Troppo spesso la pubblica amministrazione ricorre ad un linguaggio astruso e involuto. Questa volta, invece, ha scelto la strada della chiarezza. Facendo un favore a tutti i cittadini.

sabato 21 febbraio 2009

!, il magazine dell’Innovation valley

Si muove qualcosa di nuovo a Nord Est. E soprattutto si scrive. E’ appena uscito !, il magazine dell’Innovation Valley, ovvero del Nord-Est, uno dei territori a più alta densità di innovazione e creatività al mondo.

Il nome della rivisita è "!", proprio il segno grafico che identifica il punto esclamativo, a sottolineare la sorpresa e lo stupore di un territorio, caratterizzato da un'altissima tensione progettuale e creativa, nella moda come nell'architettura, nell'arte come nel design e nella ricerca. E’ un magazine contemporaneo che parla del territorio del Nord-Est, ma con un linguaggio nuovo e internazionale, secondo codici globali. Niente immagini stereotipate tipo fabbrichette ed evasione fiscale insomma.

La rivista descrive le eccellenze, le specificità e le contraddizioni dell’area, per incrementarne la consapevolezza interna e rafforzarne l’identità, per raccontare ad un pubblico nazionale ed internazionale le storie di decine di innovators. Ogni servizio racconta gli esempi migliori, ma a volte poco noti, del lavoro creativo: fotografi, creativi, stilisti, copywriter dell’Innovetion Valley interpretano luoghi, prodotti, persone, immaginari del Nord-Est.


La rivista ha contenuti sia in italiano che in inglese, nell’intento di coinvolgere da subito una readership internazionale. Inizialmente ha una uscita trimestrale, che diventerà mensile già dal 2010. Viene distribuita in allegato con il Corriere della Sera/Corriere del Veneto e nei luoghi più importanti della cultura italiana, dalla Collezione Peggy Guggenheim al Mart, ma anche nelle istituzioni internazionali, nelle Biennali, nelle Fiere e nelle grandi aziende dell’Innovetion Valley. Il primo numero, uscito a fine gennaio, è dedicato al tema de “L’arte di rischiare”. Proprio quello che ci vuole in tempi di crisi.

sabato 10 gennaio 2009

Vigonza Shocking

Una grossa differenza tra le campagne sociali italiane e quelle dei paesi anglosassoni è la crudezza del messaggio. Quando studiavo all’università ebbi modo di vedere alcuni spot girati in Inghilterra e in Australia dove gli incidenti, dovuti all’alcol e alla velocità, venivano mostrati in modo esplicito con persone investite all’uscita dal pub o che, letteralmente, venivano travolte e volavano sopra il tettuccio della macchina. In Italia si preferiva una comunicazione indiretta come rivelare immagini di frenate sull’asfalto accompagnate dal rumore dello schianto o ricorrere a qualcuno che racconti gli incidenti fatti da altri. Credo che passi ancora in tv uno spot in cui Flavio Insinna fa da testimonial e descrive i cattivi comportamenti degli automobilisti.

A rompere il tabù ci ha pensato, con discreto scandalo, un piccolo comune dell’interland padovano. A Vigonza agli incroci stradali più trafficati (anche davanti ad un asilo e ad una scuola elementare) sono comparse carcasse di auto incidentate e striscioni con slogan anti-velocità. “Mettere la tragedia davanti agli occhi di tutti per far pensare”: questa è la riflessione che ha mosso l’ideatore della campagna choc Roberto Caon, consigliere comunale della Lega Nord con delega alla sicurezza.

Cinque auto rappresentano diversi tipi di incidenti e di ferite. Sotto ad ognuna uno slogan in dialetto: “Cori, cori forte, che dopo te cori co questa (una sedia a rotelle)”, "Non sta bere tanto; che dopo te te bevi ancha a vita”, “Stanchessa, droga e alcol te porta in sta dimora (un cimitero)”, “Tra la vita e la morte cossa preferissito? Basta droga e alcol”, “Ghetto tanta voja de farte pubblicità par sempre?”.

Il problema sta proprio nella scelta del linguaggio. Se, come dice il consigliere Caon, l’obiettivo era che “la gente si fermasse il tempo necessario a leggere, tradurre e comprendere il messaggio, ma soprattutto volevamo parlare ai giovani e agli anziani indistintamente, a chi è colto e a chi non ha studiato”, siamo proprio sicuri che nel 2009 il dialetto sia la lingua più universale in grado di raggiungere tutti, vecchi e giovani, istruiti e non istruiti, autoctoni e immigrati?

sabato 19 gennaio 2008

A bomba sugli hotel di lusso

L’hotel Des Bains è uno dei più belli al Lido di Venezia, costruito ai primi del novecento in stile liberty. Credo che anche “Morte a Venezia” di Thoms Mann sia stato ambientato lì. Lo frequenta una clientela internazionale di alto livello. Sarebbe perciò naturale pensare che anche i testi del sito internet siano in linea con il linguaggio e le abitudini dei suoi frequentatori.

Invece non è così. Nel bel mezzo della pagina introduttiva trovo una caduta di stile che neanche l’albergo di basso rango della ben più popolare Jesolo si permette. Tra le diverse attività offerte per rendere il soggiorno più interessante c’è la possibilità di sfidare “la famiglia in una gara di tuffi a bomba nella piscina esterna”. Si avete letto bene: tuffi a bomba! Me lo vedo proprio il gentleman inglese o il compito giapponese che si lancia di corsa in piscina per fare più schizzi possibili.


Una svista casuale? Non proprio. In un’altra pagina si legge: il “bar Colony, il posto migliore per sorbire (?) un cocktail rinfrescante”. Qui forse il traduttore ci ha messo del suo per peggiorare il testo, ma un impressione di sciatteria rimane.
Quasi quasi scrivo all’Hotel Des Bains per proporre una consulenza di copywriting. Vediamo che succede.