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Vittorio Veneto quest’anno celebra il novantesimo della vittoria nella prima guerra mondiale. C’erano molti modi per ricordare la storica data: mostre di fotografie d’epoca, rievocazioni, incontri sugli scontri del ’15-‘18 (e ci saranno). L’amministrazione comunale ha deciso, però, di parlare della guerra non solo guardando al passato, ma anche al presente e al futuro. E’ nata così l’edizione 2008 di Comoda_mente. Il Festival, partito in sordina e in via sperimentale nel 2007, quest’anno ha aumentato la qualità e la quantità degli incontri, legandoli al tema della guerra o meglio del conflitto nelle sue varie forme. Dal conflitto che genera la creatività, come sostenuto da Oliviero Toscani, al conflitto vero e proprio in Georgia, interpretato da Valerio Pellizzari e Demetrio Volcic, dalla crisi economica attraverso cui passare per diventare Innovation Valley alla crisi delle periferie urbane, rilette da Flavio Albanese e Italo Rota.
Vittorio Veneto si è trasformata così in un “comodo” salotto urbano in cui alternare nell’arco di tre giorni dialoghi con ospiti illustri, sessioni letterarie, opere teatrali, eventi musicali. Interessante anche l’idea di ambientare gli incontri nei luoghi dimenticati e da riscoprire della città: ville in via di recupero, ex scali ferroviari, edifici di epoca fascista in disuso. La risposta del pubblico è stata entusiasta. Della guerra si può parlare in molti modi, anche in quelli più attuali. Perché “guerra è sempre”, mi verrebbe da dire pensando a Primo Levi.
Ripensare il Veneto è l’ambizioso piano di Innovation Valley, progetto ideato per dare un nome e un volto alla grande area innovativa del Nord-Est, un territorio dove è fortissima la concentrazione di industrie della creatività e dell’innovazione. Una rete di 450 mila imprese del mondo del fashion, del design, della tecnologia e della comunicazione sono insediate qui. Anche se spesso l’immagine radicata nell’opinione pubblica è ancora quella del piccolo imprenditore che fa tutto da solo, senza grande inventiva e magari in nero.
Dopo un interessante ciclo di incontri che si è svolto a cavallo dello scorso anno è giunto per l’Innovation Valley il momento della dimostrazione di forza: un raduno di questo popolo di creativi. Sabato 6 settembre si è tenuta a Bassano del Grappa (celebre per le adunate degli alpini), la prima Adunata del Contemporaneo, destinata ai creativi. La risposta è stata grande: oltre 500 mila presenze.
Non mi sono potuto gustare tutti gli eventi in programma perché ero stato inviato da 2night anche per fare un reportage sulla manifestazione. Alcune delle mie fotografie sono state utilizzate poi sul sito ufficiale di Fuoribiennale. Più che partecipare alle conferenze, mi sono limitato a respirare lo spirito dell’adunata. L’atmosfera era elettrizzante con Bassano trasformata nella prima città-attivatore dell’industria creativa, ospitando un flusso continuo di eventi: performance, installazioni, mostre, conferenze, reading e dj set.
Che la Ryan Air usasse delle politiche commerciali aggressive è risaputo. Che usi anche una comunicazione spregiudicata è una novità.
Sulla homepage del sito della compagnia aerea è comparso l’invito a volare con Ryan Air accompagnato da un testimonial d’eccezione: il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Il senatur è ritratto in una foto scattata poco tempo fa durante un comizio a Padova mentre alza il dito medio al suono dell’inno di Mameli.
L’immagine è accompagnata da un messaggio contro la decisione del governo di sostenere con aiuti economici Alitalia. Nel testo è scritto: “Il governo... supporta le alte tariffe di Alitalia, supporta i frequenti scioperi di Alitalia, se ne frega dei passeggeri italiani".
Il banner della compagnia aerea, low cost anche in pubblicità, è una caduta di stile. Il testo è banale e frettoloso nell’uso dei termini. Supporta, ad esempio, poteva essere sostituito da un sinonimo più semplice e meno aziendale. L’immagine non è patinata e potrebbe essere sgradita ai non elettori della Lega.
Oltre alla crudezza dell’immagine si aggiunge un problema ulteriore. La Lega Nord, parte di quel governo che sostiene Alitalia, non è mai stata coinvolta ufficialmente. Come un qualsiasi utente internet, si è trovata di fronte all’annuncio pubblicitario collegandosi al sito. La reazione del partito non poteva che essere negativa. Il sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti Roberto Castelli ha dichiarato “Mi auguro che arrivino immediatamente le scuse dei dirigenti. In ogni caso non mi avvarrò dei servizi di Ryanair”. Forse era il caso di concordare in anticipo l’iniziativa…
L’idea era di quelle folli: creare un festival di cortometraggi in un piccolo paesino in riva al lago che mai si era interessato di cinema. E come tutte le idee folli ha avuto successo. Così quattro anni fa è nato il Lago Film Festival, una rassegna di corti che vengono proiettati da una piattaforma galleggiante sull’acqua o nei cortili delle case, mentre il pubblico si siede molto informalmente sull’erba del declivio o sulle sedie di tutti i giorni.
Oltre che per la location di grande impatto (Lago è un paesino incantato che conserva l’atmosfera dei tempi passati con case e muretti in pietra illuminati dalla luce delle candele), il festival si fa apprezzare anche per la qualità dei cortometraggi che sono aumentati di numero e di valore nel corso degli anni.
Tra i premi assegnati c’è quello per la migliore sceneggiatura dedicato al bellunese Rodolfo Sonego, una delle personalità più luminose del cinema italiano, collaboratore ed amico di Alberto Sordi, nonché sceneggiatore di molti sui film, come “Il vigile”, “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata", “Il moralista”, "Una vita difficile".
Ieri sera è stato proiettato un documentario-intervista realizzato da Carlo Lizzani a Sonego, in cui lo sceneggiatore descrive la sua carriera e il suo modo di scrivere per il cinema. Nei suoi racconti o nelle sue sceneggiature ricercava sempre un’idea o una trovata, come la chiamava. Ci doveva essere un soggetto forte che contenesse dentro una metafora della vita e della società. Una volta individuato permetteva allo scrittore di conoscere fin dall’inizio come si sarebbe sviluppato e concluso il film. Sono nati da questi colpi di genio le intuizioni per l’annunciatore bravissimo, ma per nulla fotogenico, interpretato da Sordi in “Guglielmo il dentone” o l’episodio in “Roma ore 11” della donna che rifiuta i soccorsi e muore per non mostrare la misera biancheria che portava sotto il vestito.
L’altro giorno mentre ero in macchina ho sentito casualmente uno spot radiofonico che avevo scritto l’anno scorso per la catena di negozi di abbigliamento Pellizzari. Li seguo nei testi per conto di un amico designer: Zaven.
Sorpresa e compiacimento sono state le prime sensazioni. La sorpresa è stata grande, come per tutte le cose inaspettate. L’anno scorso, quando ho composto i testi, forse non ero completamente obiettivo, anche se lo spot radio mi piaceva molto. Quando ci si impegna in un lavoro, spesso, si tende ad essere indulgenti verso se sessi e considerare bellissime le parole trovate. Per questo è sempre meglio chiedere il parere di qualcuno di fidato prima di passare alla registrazione.
Mi sono anche stupito che il testo sia ancora attuale. C’è stata solo una piccola riedizione per cambiare la data di inizio della promozione. Lo spot era stato fatto in occasione dei saldi della passata stagione. E’ un argomento non facile da trattare si vuole cercare di creare qualcosa di creativo e non limitarsi a dire: saldi del 30%. Invece il cliente voleva proprio qualcosa di diverso e fresco. Ne è venuto fuori un spot che gioca con le parole tra italiano e inglese. Molto glamour, ma per una azienda che vende abbigliamento va benissimo. Anche a distanza di un anno.
Adesso non avrete problemi ad ordinare lo spumante italiano, coltivato tra le colline di casa, anche oltreoceano. E se il barman storce la bocca e assume un’aria perplessa, la colpa è tutta sua: il Prosecco è entrato anche nel primo dizionario americano. Non ci sono scuse.
Spesso accade che siano le parole straniere ad entrare nel vocabolario italiano. A volte succede il contrario, che siano i termini italiani a meritarsi uno spazio sui dizionari degli altri paesi. Segno che la nostra lingua è ancora viva. In quei casi c’è da brindarci su…
A maggior ragione se il vocabolo in questione non è altri che Prosecco. Il nome, che identifica il vitigno coltivato tra Conegliano e Valdobbiadene, è diventato così popolare negli Stati Uniti da entrare nella nuova edizione del Merriam - Webster's Collegiate Dictionary. Nell'opera vengono pubblicate esclusivamente le parole straniere divenute di uso comune. Il rovescio della medaglia è che il Prosecco sta diventando troppo famoso e il termine rischia di essere usato per definire il vino con le bollicine in generale, perdendo la sua precisa identità.
Per difendere l’originalità del Prosecco potrebbe scendere in campo Alessandro Del Piero, come testimonial del prodotto. E’ questa la proposta del presidente della Coldiretti Fulvio Brunetta che, per festeggiare l’inserimento del vocabolo Prosecco nel dizionario Usa, ha invitato il calciatore ad un brindisi pubblico, magari in piazza dei Signori a Treviso, con un bel messaggio "Per la difesa del Made in Italy abbiamo bisogno di aiuto in attacco”.
Ritorno sull’argomento della scelta dei nomi dei locali notturni che ho già trattato in un post precedente. Questa volta per evidenziare un esempio positivo.Il locale in questione si chiama Borsò e ha appena aperto. Il nome non è sicuramente banale. Si potrebbe obiettare che, ad una prima lettura, sembra difficile individuare un rimando associato al termine, un collegamento che riveli un secondo significato. Ma, se si è curiosi, si scopre che dietro c’è tutta una storia. Segno che per una volta si è riflettuto sul naming.Il termine Borsò è l’adattamento locale dell’originale francese Borseaux. Indicava un pergolato estivo, in origine frasca con successiva balera molto in voga negli anni ’20. La parola finì per identificare, per estensione, un preciso luogo di ritrovo e socializzazione a San Polo di Piave sulle sponde del fiume Lia che rispondeva a queste caratteristiche.In quello stesso luogo ora risorge il locale che eredita il nome dal passato, ma vuole anche proporsi come trait d’union tra tradizione e nuovi modi del vivere essenziale. Borsò presenta una cucina della memoria rivisitata in un ambiente minimal contestualizzato alla storicità del luogo, Serve i piatti tradizionali, alleggeriti nella tecnica, veloci da preparare con prodotti stagionali e curati da una presentazione moderna.