skip to main |
skip to sidebar
Pordenone continua a stupirmi. Sarà che ci vado solo poche volte l’anno (e quindi non ho una esatta percezione di quanto ricca sia la sua scena culturale), ma quando sono lì per un evento trovo sempre il tutto esaurito. E’ accaduto anche sabato scorso al Teatro Giuseppe Verdi (capienza 870 posti) per l’incontro con Paul Auster, uno scrittore, non certo una rock star.Insieme a Lou Reed e Woody Allen, Paul Auster è oggi uno dei cantori di New York, un protagonista della letteratura mondiale che, con una scrittura diretta e incisiva, sa scandagliare le angosce e le nevrosi dell’uomo di oggi e descrivere le solitudini delle nostre vite contemporanee.Secondo Paul Auster le persone hanno ancora bisogno di storie. Non di storie televisive, ma di storie scritte, che ci aiutino anche a dare senso al mondo in cui viviamo. I bambini hanno fame di storie e quel bisogno di sentirsi narrare un racconto prima di andare a letto rimane anche negli adulti.Tra gli scrittori della nuova generazione americana che Paul Auster consiglia di leggere ci sono Rick Moody, Richard Powers, sua moglie Siri Hustvedt e David Foster Wallace, autore di una prosa fluttuante, con momenti brillanti e un realismo potente. Peccato che sia da poco scomparso.
Per uscire dalla crisi serve l’innovazione. Mantra ripetuto sempre più spesso, ma sempre disatteso. Per cercare di migliorare lo spirito innovativo la fondazione La Fornace di Asolo ha ideato una serie di incontri sulla creatività dal titolo “CreativaMente: cambiare innovando”.
L’obiettivo è promuovere il valore dell’approccio innovativo e creativo nei più svariati settori di attività, non solo nella pubblicità e nella comunicazione. Nella speranza di consegnare alle imprese, ai professionisti e, più in generale, a tutte le persone un efficace modus operandi per affrontare le sfide e le opportunità del mondo.
Fino a maggio si svolgeranno seminari e laboratori gratuiti con testimonial d’eccezione. Ad aprire la manifestazione venerdì 20 marzo, ad esempio, è stata chiamata Annamaria Testa, copywriter pubblicitaria, consulente e docente universitaria sui temi della comunicazione. Nonché autrice di un testo sulla pubblicità che mi aveva fatto da guida ai tempi dell’università: “La parola immaginata”.Annamaria Testa ha dipinto il quadro poco confortante dell’innovazione nelle aziende italiane, agli ultimi posti in Europa. Ma ha indicato come la creatività sia l’unico modo per uscire dall’empasse e dalla competizione basata sui prezzi. Una creatività, però, che va alimentata con cultura, tenacia, passione, talento, metodo. E formazione. Una occasione da non perdere visto che il 2009 è stato dichiarato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo “Anno europeo per l’innovazione e la creatività”.
Di sicuro sa farsi notare. Anche da chi non ha 10 decimi di vista. E, per un negozio di ottica, è sicuramente un punto di forza.
In questi giorni ho notato una maxi affissione per le strade di Treviso che recita testualmente: “Fidati… te la do gratis”. L’headline è accompagnata dall’immagine di una ragazza, per la verità non discinta come si potrebbe pensare, ma vestita e con un malizioso paio d’occhiali da vista.
A lanciare questo ambiguo messaggio è una catena low cost di negozi per occhiali: Spacciocchiali Group. L’azienda acquista lenti ed occhiali direttamente dai produttori, saltando grossisti ed intermediari. Questa strategia permette di abbattere il prezzo al pubblico. Tutta la sua comunicazione è basata sul fattore economico e sullo sconto. Finora era promossa attraverso volantini che venivano spediti direttamente in tutte le case. Se però le vendite non tirano più come un tempo, è necessario fare qualcosa di più. Perché allora non puntare sul caro vecchio sesso?
In tempi di crisi bisogna aguzzare l’ingegno, se sei una azienda e vuoi piazzare i tuoi prodotti ad un mercato molto prudente. Ma anche la vista, se sei un consumatore. Qualcosa di gratis lo ottieni, ma non è quello che pensi. Bensì la montatura.
Segnalo un’altra novità editoriale che, in questo caso, mi riguarda direttamente. E’ uscito il secondo numero della rivista Pages, il primo era una versione zero, sperimentale. Non lo trovate però in edicola, bensì nel ristorante e cocktail bar di Treviso Asha. Pages, infatti, è un progetto editoriale legato al locale. Per il momento. Perché nel prossimo futuro potrebbero esserci delle novità…
Ma l’editoria non era in crisi? Forse quella tradizionale. Noto, invece, con piacere un fiorire di iniziative legate ai free press. La logica non è più quella di far pagare per leggere gli articoli, ma di offrire gratuitamente dei contenuti e di coinvolgere il lettore in una esperienza di lettura, dove si trova a contatto con alcuni marchi e prodotti. Mi ricorda un po’ lo stile di internet, dove la lettura degli articoli è gratuita e sono le aziende, che cercano di creare relazioni, visibilità e coinvolgimento, a farsi carico dei costi.
Così è anche Pages. Propone una serie di articoli in linea con la personalità, ricercata ed eclettica, del ristorante Asha. Senza essere pedante parla di cucina, design, moda, musica, arte, ecologia, cultura e curiosità. Naturalmente poi trovano spazio anche gli appuntamenti musicali e gastronomici che si svolgono nel locale. Ma l’obiettivo è quello di proporre un life style nel quale il lettore possa riconoscersi e ricercare anche dal vivo nell’esperienza all’Asha.
Si muove qualcosa di nuovo a Nord Est. E soprattutto si scrive. E’ appena uscito !, il magazine dell’Innovation Valley, ovvero del Nord-Est, uno dei territori a più alta densità di innovazione e creatività al mondo.Il nome della rivisita è "!", proprio il segno grafico che identifica il punto esclamativo, a sottolineare la sorpresa e lo stupore di un territorio, caratterizzato da un'altissima tensione progettuale e creativa, nella moda come nell'architettura, nell'arte come nel design e nella ricerca. E’ un magazine contemporaneo che parla del territorio del Nord-Est, ma con un linguaggio nuovo e internazionale, secondo codici globali. Niente immagini stereotipate tipo fabbrichette ed evasione fiscale insomma.
La rivista descrive le eccellenze, le specificità e le contraddizioni dell’area, per incrementarne la consapevolezza interna e rafforzarne l’identità, per raccontare ad un pubblico nazionale ed internazionale le storie di decine di innovators. Ogni servizio racconta gli esempi migliori, ma a volte poco noti, del lavoro creativo: fotografi, creativi, stilisti, copywriter dell’Innovetion Valley interpretano luoghi, prodotti, persone, immaginari del Nord-Est.La rivista ha contenuti sia in italiano che in inglese, nell’intento di coinvolgere da subito una readership internazionale. Inizialmente ha una uscita trimestrale, che diventerà mensile già dal 2010. Viene distribuita in allegato con il Corriere della Sera/Corriere del Veneto e nei luoghi più importanti della cultura italiana, dalla Collezione Peggy Guggenheim al Mart, ma anche nelle istituzioni internazionali, nelle Biennali, nelle Fiere e nelle grandi aziende dell’Innovetion Valley. Il primo numero, uscito a fine gennaio, è dedicato al tema de “L’arte di rischiare”. Proprio quello che ci vuole in tempi di crisi.
La brevità sembra essere uno degli imperativi della vita moderna. Anche in campo letterario si stanno moltiplicando le iniziative in questa direzione. L’Espresso rilancia anche per Italia l’ultima tendenza editoriale americana: scrivere un romanzo che più minimal non si può, di sole 6 parole.All’inizio L’Espresso aveva invitato gli scrittori italiani a mettersi alla prova con questa sfida d’inventiva e equilibrismo letterario. Con buoni risultati. Ad esempio propongono due divertissment Stefano Benni (Scrittore, si, uccide, ossessionato, dalle, virgole) e Pulsatilla (Si consideri assunta. Ora può rivestirsi). Ma ci sono anche versioni più serie come Aldo Nove (Oggi non c'è più domani) e Luca Bianchini (Non voleva vivere, ma si arrese). Non si è impegnato molto, invece, Linus, riciclando lo slogan "Radio Deejay, one nation, one station”.Ora il concorso è aperto a tutti. Basta scrivere una mini-storia, usando non più di 6 parole. Le opere vengono pubblicate sul sito dell’Espresso e poi sottoposte al giudizio popolare, con un voto (sempre via internet) per scegliere la migliore. Fatevi sotto.
Non so se Andrea Zanzotto ne è al corrente. Dall’alto dei suoi quasi novant’anni non lo vedo intento a smanettare su Facebook. Ma sul popolare social network c’è un gruppo che si ispira a lui, il maggiore poeta veneto vivente.
Iscrivendosi al gruppo “cine-poeti Andrea Zanzotto” si può partecipare ad un "certamen" di poesia permanente sul web, sul modello degli antichi tornei in rima o dei contemporanei rappers-contest. La sfida si svolge a colpi di haiku, il componimento poetico giapponese di tre versi caratterizzati da cinque, sette e ancora cinque sillabe. L’oggetto della competizione è l’immaginario cinematografico.
La scelta di intitolare il gruppo ad Andrea Zanzotto non è casuale. Negli anni ottanta, in una particolare fase della sua produzione creativa, il poeta si è accostato al modello degli haiku. L’idea di definire il gruppo cine-poeti è nata, invece, lavorando ad un progetto audio visivo ed editoriale sul sodalizio tra Zanzotto e Federico Fellini.
Nel corso dell'evento "poemidiVini", tenutosi a Treviso domenica 18 gennaio, una giuria internazionale ha letto e valutato oltre cento haiku inviati attraverso il sito e ha scelto i 9 poemi migliori che sono stati messi in "nomination". La votazione finale del cine-poeta vincitore spetta agli utenti di Facebook che potranno esprimere la propria preferenza votando on line.